Sintesi delle due domande cruciali poste a Jérôme Dangerman, economista specializzato in tecnologia ed energia, nell'articolo "La transizione energetica non sarà un pranzo di gala".
Pubblicato da Qualenergia il 20 febbraio 2014
Ma allora, se non riusciremo a cambiare per tempo il sistema energetico, che cosa ci possiamo aspettare?
Non posso veramente dirlo, il problema delle crisi è che possono assumere molti aspetti e quasi sempre arrivano quando e da direzioni da cui non te le aspetti . Per esempio, parlando solo di crisi a breve-medio termine, un improvviso collasso, potrebbe arrivare se i prezzi dell’energia fossile rimarranno ancora alti, come ormai accade da diversi anni, o saliranno ulteriormente, drenando troppe risorse dall’economia, provocando un calo della domanda e così un insufficiente afflusso di fondi per far sopravvivere il sistema energetico (che richiede un enorme e costante afflusso di capitali, solo per mantenere la produzione ai livelli attuali). Paradossalmente anche un successo troppo vasto e veloce delle tecnologie energetiche sostenibili, potrebbe innescare una crisi: se la crescita nell’installazione di tecnologie eoliche e solari dovesse veramente esplodere, potrebbe innescare un improvviso collasso dei giganti dell’energia tradizionale. In parte d’Europa si vedono segni di questo, creando problemi finanziari, fiscali e di occupazione.
Insomma, siamo nei guai?
Mi piacerebbe poter essere più ottimista, ma l’unica cosa che di cui sono abbastanza certo dopo aver analizzato l’evoluzione dei sistemi energetici, è che il fatto che, dopo i cambiamenti "spontanei" del passato, da legno al carbone, dal carbone al petrolio, sono ormai da 40 e più anni che, nonostante le molte buone ragione per cambiarlo, il sistema energetico non muta e si irrigidisce, così che, invece di adattarsi al cambiamento, cerca di bloccarlo, ponendo ostacoli all’ingresso di tecnologie che rivoluzionino veramente i paradigmi di produzione e consumo, le uniche che potrebbero ridurre i rischi di collasso improvviso. Questo ci sta mettendo in un crescente stato di rischio, forse è diventato addirittura una bomba che attende il momento di esplodere.
1 commento:
Da profano della materia specifica mi sento di affermare lo stesso quanto segue.
Una cosa è certa: l’energia elettrica necessaria avrà sempre una caratteristica fondamentale data dall’enorme quantitativo che occorre produrre il quale, anche se sarà ridotto rispetto a periodi precedenti, sarà sempre enorme. Se questo corrisponde al vero, il voler risolvere un problema di così grandi dimensioni tramite un numero impressionante di impianti piccoli e relativamente piccoli e cioè con centinaia di migliaia di eliche che girano a vento, con decine di milioni di pannelli solari, con mille altre soluzioni tutte teoricamente valide ed atte a danneggiare il meno possibile l’ambiente ma comunque sempre di dimensioni modeste e sempre in numero elevatissimo è sicuramente un errore gravissimo.
A mio avviso la soluzione và ricercata con poche ed enormi centrali di produzione elettrica e pertanto l’impegno futuro più che verso i citati piccoli impianti dovrebbe essere orientato nello studio e nello scoprire nuove grandi centrali che riescano a funzionare con il minor danno possibile per l’ambiente e con costi di produzione sempre più bassi. Tutte le altre forme ci stanno portando fuori strada disperdendo la ricerca verso destini fallimentari e quando ce ne accorgeremo forse sarà tardi.
Marcello Meneghin
altratecnica@gmail.com
Posta un commento