Di notizie di suicidio di questi tempi se ne sentono purtroppo tante : dai più giovani studenti in crisi per lo scarso rendimento, agli imprenditori in depressione per la crisi economica che non gli permette di pagare gli operai.
Sono due atti agli antipodi tra loro : da un lato una depressione originata da un motivo per certi versi banale, il voto a scuola, dall'altro invece un sentimento di sconforto dettato dalla paura di non riuscire a sostenere la propria famiglia, la propria azienda, i propri dipendenti.
Forse anche nel secondo caso il motivo è futile, ossia la mancanza di danaro, ma non sarei così convinto.
Mi sembra invece che nell'imprenditore suicida ci sia un sentimento di impotenza, di frustrazione, dovuto alla mancanza di rispetto del lavoro svolto, dal parte dei debitori.
Debitori che hanno la loro buona dose di responsabilità morale e materiale.
Sono comunque storie tristi di uomini e donne chiusi nella loro solitudine, che attorno non hanno trovato nessun conforto, nè hanno avuto il coraggio di chiederlo.
Storie di uomini che non si ritengono all'altezza di quanto gli chiede la vita, e credono o sperano di risolvere il problema per sè stessi e per gli altri, togliendosi la vita, quasi per togliere il disturbo.
Quanti tra noi hanno avuto un momento di sconforto, nel quale abbiamo pensato di non farcela, o ci siamo sentiti come delle foglie in balia del vento.
Ma in questi giorni gli organi di stampa riportano notizie ancor peggiori.
Sono storie di uomini che si suicidano dopo aver ucciso la moglie o la compagna della propria vita, gettando i familiari nello sconforto più profondo.
Questi suicidi sono atti ben diversi da quelli detti in precedenza; sono storie di uomini violenti che si accorgono della loro condotta solo a seguito di un gesto estremo : un delitto.
L'omicidio, di solito della propria donna, gli fa aprire gli occhi, ed ecco che improvvisamente tutta l'asprezza della realtà, tutta la vita appare sbagliata, sbaglio che si può pagare solo con la propria vita.
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