Vorrei esprimere
alcune considerazioni partendo dalla
notizia cui hanno dato spazio gli organi di informazione (7 Apr 2012), relativamente alla proposta del preside del Liceo Berchet di
Milano di limitare i voti ad un minimo di 4, in quanto valori inferiori creano
frustrazione.
Da padre di
famiglia numerosa, vorrei manifestare il
mio apprezzamento per la proposta del preside, ma soprattutto quando ha detto
“Io credo nell’educare senza
punire”.
Personalmente mi sono occupato anche di
formazione professionale e ritengo che i voti negativi effettivamente possano
essere solamente due : con il cinque si evidenzia
che lo studente non ha studiato a
sufficienza, oppure con il quattro, che
non ha capito completamente nulla della materia.
Peccato poi che
non ci sia un sistema per verificare se la colpa di quel voto negativo sia
veramente tutta dello studente.
Nella cultura
popolare si prende per scontato che i voti negativi siano sempre causa degli
studenti, ma la verità invece è ben diversa: le
insufficenze gravi sono una sconfitta per l’insegnante.
Significa che non è riuscito a trasmettere nulla della
sua materia, che ha sbagliato completamente metodo e che deve ricominciare tutto da capo, ma purtroppo ben pochi sono disposti ad
ammetterlo.
Questo è un
punto dolente che nessuna riforma della scuola ha
affrontato : il problema dei tanti,
forse troppi, insegnanti che hanno smarrito la loro missione, e che si
presentano a scuola con il solo obiettivo di assegnare dei voti, senza
instaurare nessun dialogo con i ragazzi, dimenticandosi che il loro ruolo principale è
appunto quello di insegnare.
Vorrei ricordare
che quando i nostri figli ricevono un insegnamento sbagliato o confuso, entrano in una spirale di sfiducia ed errate
convinzioni che non sono affatto facili da recuperare, né per i genitori
né per gli insegnanti dell'anno
successivo.
Nel mondo del lavoro esiste una
selezione naturale delle aziende con bassa qualità o non aggiornate, ma nel
mondo della scuola, chi controlla la qualità degli insegnanti ed il loro
aggiornamento professionale ?
Eppure non servono grossi sforzi per guardare
cosa fanno i colleghi; persino gli
studenti costituiscono il segnale di ritorno per capire se l’approccio è stato
corretto.
Questi "professori perduti", oltre
i propri studenti, purtroppo danneggiano anche tutti quei docenti che si
prodigano per la propria scuola e per i propri studenti, uomini e donne,
talvolta giovani e talvolta sulla soglia della pensione, che in più di qualche
occasione ho visto lavorare per organizzare i corsi serali, piuttosto che per
portare gli studenti in gita, piuttosto che per organizzare dei corsi di
formazione o degli stage.
Sono gli
insegnati che lottano quotidianamente per
far comprendere la materia ai propri studenti, per insegnargli un metodo di
studio, ma anche la coerenza delle proprie decisioni, la correttezza del metro di giudizio ed il
comportamento da tenere durante le lezioni rispettandosi
vicendevolmente.
Questi sono gli
insegnati veri, da ringraziare perchè lavorano per il
futuro dei nostri ragazzi.
Marco Dal Prà
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