domenica 8 marzo 2015

I tecnici non devono negare la storia


L'episodio dei giorni scorsi, nel quale i tecnici dell'ARPAV hanno multato il parroco di Pramaggiore, in provincia di Venezia,  perchè le campane superavano i limiti imposti dalla normativa sul rumore, evidenzia un'enorme stortura della legge italiana, stortura che porta effetti paradossali.
Questa impostazione infatti, affida ai tecnici poteri illimitati e incontestabili sul superamento di una data soglia, la cui cieca applicazione porta a negare la nostra storia.
Le campane infatti esistono da ben prima dei regolamenti sulla zonizzazione acustica,  pertanto la decisione sulla loro eventuale tacitazione non può e non deve essere posta in mano ad un tecnico, ma deve essere una decisione politica.
Porre una regola all'uso delle campane sulle nostre chiese, che esistono da secoli, non può essere una decisione presa da un qualsiasi ufficio di un qualsiasi ente pubblico.
Se siamo in democrazia, questa è una decisione che deve prendere la collettività.
Altrimenti, seguendo questa logica, applicando i regolamenti comunali sull'altezza dei fabbricati,
si finirà per abbattere la Torre di Pisa, la Mole Antonelliana e il Campanile di San Marco.
Questo è un esempio fin troppo evidente, ma serve proprio per evidenziare che certe decisioni
non possono essere lasciate in mano al tecnico-burocrate.
Altrimenti i tecnci diventano strumento per cancellare la nostra storia e le nostre radici.
Questo episodio dimostra una necessità non più prorogabile, troppo dimenticata in Italia,
e cioè che le leggi devono prevedere anche l'uso del buon senso.
Altrimenti non sono più al servizio degli uomini ma li rendono schiavi dei numeri.
E finisce la democrazia.

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