Carissimo trader, oggi scrivo per te,
per cercare di svegliarti dal mondo surreale in cui ti trovi, un
mondo fatto di videoterminali e di soldi virtuali, un mondo di
frenesia e di brividi, un mondo di rischi e di mordi e fuggi , un
mondo nel quale sei immerso e che ti travolge senza darti la possibilità di pensare, di chiederti qual'è il tuo ruolo, quale scopo ha il tuo lavoro.
Io invece sono qui proprio per
chiederti di fermarti un attimo e riflettere, per guardare le piazze affari del mondo in modo distaccato, da Wall Street a Milano, da Londra a Tokyo,
luoghi che frequenti quotidianamente semplicemente con un tocco sulla
tua tastiera o sul tuo smartphone, ma che forse non hai mai guardato
da un'altra angolazione.
Se ti fermassi anche solo per un
momento, potresti vedere i tuoi clienti, i tuoi padroni,
i tuoi Michael Douglas/Gordon Gekko, che non fanno altro che spremerti
per avere più soldi dei tanti che già hanno.
E poi ti renderesti conto che anche tu
sei una pedina, una foglia al vento dei grandi investitori che fanno
il bello e cattivo tempo nei mercati finanziari, che generano
tempeste perfette mentre tu puoi difenderti al massimo con un
ombrellino tascabile. Non è schiavitù questa ?
Ma fermandoti un istante, soprattutto
vedresti la cosa più importante, la cosa che ti differenzia da tante
persone che investono tempo e denaro nel proprio lavoro : vedresti che
il tuo mestiere non crea nulla. Le tue belle borse non creano nessuna nuova
industria, nessun nuovo commercio, nessun nuovo prodotto, e
soprattutto nessun posto di lavoro.
Si, ma c'è l'indotto -- dicono alcuni per
cercare di giustificarsi -- ci sono i risultati delle aziende nelle
quali investiamo. Ma sono solo scusanti. Altrimenti perchè in queste aziende non ci mettete
la faccia ? Perché non ci entrate personalmente ?
Diciamo le cose come sono: il valore
sociale del trader è pari a zero. La cescita economica tanto osannata dai governi non è certo merito dei mercati
finanziari, e la riprova si legge sui giornali di questi giorni, visto che di crescita non ce n'è nemmeno l'ombra, mentre gli indicatori di borsa sono alle stelle.
I cosiddetti "mercati" sono luoghi dove si cercano solo di arraffare più soldi
possibili, ma causando di riflesso povertà nel resto del mondo. Gli
svantaggi, in poche parole, superano enormemente i vantaggi. Il
rapporto costi-benefici è totalmente sconvolto; forse si dovrebbe
chiamarlo rapporto danni-benefici. Un po' come certi prodotti
inquinanti, che in fin dei conti non comportano alcun vantaggio.
Forse a tutto ciò non ci avevi mai pensato perchè ti sei sempre ispirato ai magnati della finanza.
E' allora giunto il momento di guardarli bene : per quali meriti hanno tutto il patrimonio che
possiedono ? Qualche progresso hanno portato all'umanità ? Non hai
notato che anche senza di loro la vita sarebbe continuata senza
alcuna differenza ? Questi non sono imprenditori, sono investitori: è
una cosa differente, enormemente differente. Adesso la vedremo dal punto di vista fiscale e sarà lampante.
Torniamo di nuovo a te, al fermarsi a guardare il tuo mondo dorato : hai visto che vivi in un'oasi di vantaggi fiscali ? Non
ci credi ? Prova a fare il conto della serva.
Ogni qualvolta acquisti i prodotti
finanziari di cui ti occupi (Azioni, Obbligazioni, Titoli di stato,
ecc), non paghi la famigerata IVA che tutti i mortali pagano anche
quando vanno a prendere il pane e il latte. Qualche stato del mondo
ha avuto il coraggio di applicare una tassa sulle transazioni
finanziarie, ma sono importi ridicoli, in genere inferiori allo 0,5
%.
Nel frattempo il
panettiere, l'idraulico, il falegname, l'impresario e tanti altri,
l'IVA la pagano subito appena acquistano i materiali necessari per il
loro lavoro. E fino a che la merce rimane nel loro magazzino, l'IVA
resta allo stato e non possono “scaricarla”. Tu invece non paghi
quasi nulla.
Ti sei mai chiesto
come mai godi di questo enorme favore ? Eppure tu, rispetto ai
classici imprenditori, non crei posti di lavoro, non assumi
maestranze, non acquisti prodotti, non fai girare l'economia.
Al
contrario, chi investe impiantando una nuova impresa,
costruendo un nuovo capannone, assumendo lavoratori, acquistando
macchinari e materie prime, lascia subito una parte del suo
“capitale” allo Stato. Contributi previdenziali, Imposte di
registro, oneri di urbanizzazione, Ecc..
E paga a prescindere da come andrà la
sua nuova impresa. Se l'impresa sarà in perdita, le tasse comunque
non le avrà indietro.
Certo, anche tu in borsa ci puoi
perdere, ma rispetto agli altri non avrai mai nessuna “perdita”
in tasse.
Hai capito adesso la diversità tra imprenditore e investitore ?
A proposito, un'ultima cosa : ti sei mai chiesto come mai più le nazioni sono ricche e meno i politici parlano di tassare le transizioni finanziarie ?
Io il motivo non lo conosco, ma deve pur esserci.
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