domenica 19 gennaio 2014

Il mondo sta finendo

Per leggere questo scritto dovrete tirare fuori tutto il coraggio che avete perché parleremo del più grande tabù della civiltà moderna, uno di quegli argomenti che si preferisce evitare come la peste, del quale nessuno ne parla o se qualcuno ne parla lo fa stando con la testa china per la vergogna : parleremo della morte.
Se questa parola vi fa ribrezzo tanto che preferireste che nemmeno venisse pronunciata, come avviene nei film di Harry Potter quando qualcuno nomina il mago oscuro Lord Voldemort, ecco forse è il momento che vi fermiate per chiedervi se vale la pena aver tanta paura della morte.

La morte infatti fa parte della vita, è una cosa normale, scontata, tanto che si dice che nella vita solo due cose sono certe, la morte e le tasse.

Ora vi starete chiedendo cosa c'entra il titolo con la morte, invece è proprio il modo di intendere la morte quello che provocherà la fine dell'uomo sulla terra, molto prima del buco dell'ozono, dell'effetto serra, del picco del petrolio o della caduta di un meteorite.




L'umanità è divisa in due
A prescindere se hanno o no un credo religioso, gli uomini possono essere divisi in due grandi tipologie : quelli che vivono come se dopo la morte qualcuno gli presenterà il conto di ciò che hanno fatto nella loro vita, che chiameremo il gruppo A, e quelli che vivono come se dopo la morte non si dovrà rendere conto a nessuno, che chiameremo gruppo B.
Ripeto il credo religioso non c'entra nulla, tanto che ci sono persone che millantano di appartenere al gruppo A mentre nella vita reale si comportano come quelle del gruppo B.
E' una questione di comportarsi, non di quello in cui si crede. Ci sono persone che si dichiarano prive di alcuna fede religiosa, ma che poi a tutti gli gli effetti si comportano molto meglio di chi dichiara di averla, quindi meglio trascurare questo aspetto.
Stiamo parlando di un modo di vivere, del modo di comportarsi.


L'equilibrio spezzato
Naturalmente non ero presente negli anni e nei secoli scorsi, ma di sicuro i due gruppi dovevano essere più o meno equilibrati, altrimenti non saremmo arrivati dove siamo.
Negli ultimi decenni invece, il gruppo B ha preso ad aumentare a dismisura tanto da prendere il sopravvento a tutti i livelli delle società, indipendentemente che queste siano a Nord o a Sud del mondo, indipendentemente che siano ad oriente o ad occidente.

Non si tratta di una considerazione che deriva da una profezia o da un messaggio extrasensoriale (e chi puù ne ha piùne metta), ma purtroppo da una analisi ponderata di quello che abbiamo tutti i giorni sotto i nostri occhi semplicemente aprendo un giornale o guardando la TV : truffe, violenze, stupri, furti, omicidi efferati, addirittura cannibalismo, con l'aggravante dei futili motivi, egoismo tra gli uomini ma anche tra le nazioni, rapine, vandalismo, disprezzo per lavoro altrui, arricchimento ad ogni costo, intolleranza estrema, maltrattamento e abbandono dei bambini, pretese assurde, alimenti avvelenati, disastri ambientali causati dal menefreghismo, politici che arraffano, malgoverno, distruzione di patrimoni dell'umanità, prevaricazione dei paesi ricchi su quelli poveri, volgarità di tutti i generi, mancanza di rispetto verso gli altri, leggi fatte su misura per l'arricchimento di pochi, figlie usate come schiave, donne imprigionate in casa per anni, ecc.
E purtroppo l'elenco è lunghissimo.


Ma gli uomini del gruppo A...
Non so cosa pensino della morte gli uomini del gruppo A, ma volontariamente o involontariamente e comunque per loro libera scelta, certe “nefandezze” che ci riportano gli organi di informazione cercano di evitarle. Diciamo che inconsciamente si guardano bene da far lievitare troppo il conto che potrebbero trovarsi da pagare dopo la morte.
Sono come quei cittadini che pagano in contanti o con il bancomat : usano solamente i soldi che hanno in conto senza mai lasciar debiti. Quando arriveranno a fine mese, nessuno avrà da chieder loro nemmeno un quattrino.
E se anche nessuno chiederà loro di rendicontare, si sentiranno comunque con la coscienza tranquilla.


Ma ci sono gli uomini del gruppo B...
Al cittadino del gruppo B invece della morte non gli interessa nulla; l'importante è vivere bene la giornata coltivando i propri interessi, senza essere disturbato, possibilmente aumentando i propri affari e le proprie ricchezze, anche a scapito degli altri.
Cosa ci sarà dopo la morte non ha alcuna importanza, anzi è tempo perso persino pensarci.
La conseguenza del modo di vivere del cittadino B è che i suoi interessi vengono davanti a tutto ed a tutti, per cui anche uccidere o rubare o danneggiare chiunque altro è lecito; per usare un'espressione "machiavellica" si potrebbe dire che per il cittadino B: il proprio fine giustifica qualunque mezzo. Oppure gli altri possono anche non esistere, l'importante è che le mie cose vadano a buon fine.

Anche se non lo ha scritto o non lo ha esternato, nel suo comportamento possiamo vedere l'osservanza di una sola legge, la sua; ed ovviamente si tratta di una legge che esclude qualunque resa dei conti dopo la morte.
Per fare un altro esempio, il cittadino del gruppo B è uno che paga sempre con la carta di credito senza curarsi se c'è la copertura in banca.
Se a fine mese tutto finisce nel nulla, che senso ha preoccuparsi di quello che faccio oggi?


La democrazia come funziona ?
Non so se l'avete notato, ma la democrazia non funziona se la maggioranza dei cittadini appartiene al gruppo B.
I partiti politici stessi sono basati su volontari, su libera iniziativa, su un'azione collettiva : in un mondo dove la maggior parte delle persone pensa a sé stessa, la democrazia non funziona, muore.
Senza i cittadini del gruppo A sparisce la solidarietà, il mutuo soccorso, l'aiuto reciproco, gli aiuti umanitari; che Stato è uno Stato senza questi elementi ?
Ed anche lo Stato lentamente muore se la maggior parte dei cittadini trattiene per sé i soldi che invece dovrebbe versare con le tasse.


La questione della Felicità
Tutti gli uomini, nel bene o nel male, sono alla ricerca della felicità; è una questione che non metto in dubbio. E come mi ha fatto notare un amico, anche qui ci sono due gruppi molto distanti nell'interpretarla e nel viverla : il gruppo di quelli che cercano di essere felici e il gruppo di quelli che cercano di avere la felicità
Non entro in questa seconda questione, che potrebbe essere un'altra faccia della stessa medaglia  rispetto all'argomento di partenza, e che potrebbe mescolare ulteriormente le carte, visto che questi due nuovi gruppi non coincidono con quelli sul modo di interpretare la morte.
 Ma c'è un elemento che accomuna le questione al quale non si fa mai caso : la nostra felicità dipende in gran parte da quello che fanno gli altri, e che significa solo una cosa : se il mondo fosse composto prevalentemente da cittadini del gruppo A, si riuscirebbe a vivere tutti molto meglio.


Punto di non ritorno
Invece, purtroppo, i cittadini del gruppo A stanno diminuendo a vista d'occhio.
E questa evoluzione (o involuzione) dell'umanità, non è negativa solo per gli uomini del gruppo A, ma per tutti gli uomini.
Ora, si potrebbe pensare che si tratta di fenomeni passeggeri, altalenanti, compresi nel consueto andamento dell'umanità, ma oggi le cose sono ben diverse perché l'umanità mai come prima è collegata, interconnessa dalla grande rete; ora chi ha spirito di emulazione può studiare e copiare molto molto rapidamente, come ad esempio quelli che nelle scuole americane si comportano come John Rambo.
Il rischio serio di questa situazione è che l'umanità abbia già passato quello che i piloti chiamano "punto di non ritorno" perché il carburante che ormai si è consumato non basterà più per tornare indietro.
Ma a differenza del pilota, che può sempre fare un atterraggio di fortuna, qui si rischia molto molto di più, si rischia l'autodistruzione dell'umanità.
Piuttosto che un punto di non ritorno, questo momento mi sembra più assimilabile a quello che gli astrofisici chiamano "orizzonte degli eventi", la linea immaginaria che circonda un buco nero, oltre la quale la forza di gravità è talmente forte che nulla potrà mai più uscire.
Corro il rischio di essere scambiato per Cassandra, la figlia del re di Troia Priamo, che prevedeva terribile sventure, ma se continua di questo passo l'umanità quanto ancora potrebbe resistere ? Una ventina d'anni ?


Quale rischio correre ?
Termino tutte queste considerazioni tornando sulla morte: Ci sarà o non ci sarà qualcuno che ci presenterà il conto ?
Chi sceglie di vivere come il cittadino del gruppo A, si mette dalla parte della sicurezza: non sa ancora se viaggerà in aereo oppure a piedi, ma si porta già sulle spalle il paracadute.
Il rischio è di fare una vita "più pesante" dato il paracadute sulle spalle, ma se alla fine del viaggio ci si troverà su di un aereo senza carburante, si avrà modo di mettersi in salvo.
Chi sceglie invece di vivere come i cittadini del gruppo B, non ha queste preoccupazioni e si trova con una la vita facilitata perché non ha briglie, cinture e pesi che gli impediscono i movimenti.
E' più agile e può utilizzare al meglio tutte le possibilità che la vita gli offre, senza preoccuparsi di render conto a nessuno.
Il rischio della vita da cittadino del gruppo B viene al pettine alla fine del viaggio : se l'aereo sta precipitando lo si scopre troppo tardi, quanto non c'è più nessuna possibilità di salvarsi.
Cosa fare ?
Sta a voi scegliere quale rischio correre : si chiama libero arbitrio.

sabato 14 dicembre 2013

Antonello Venditti - Dimmi che credi

Se tu ragazzo cercherai
nella stagione dei tuoi guai
un po' d'amore un po' d'affetto
e nella notte griderai
in fondo al buio troverai
solo il cuscino del tuo letto
non devi piangere non devi credere
che questa vita non sia bella
per ogni anima per ogni lacrima
nel cielo nasce un'altra stella

molti si fuggono altri si estasiano
e non troviamo mai giustizia
e non si parlano e poi si perdono
perché non amano abbastanza
tu non ti arrendere non ti confondere
apri il tuo cuore all'universo
che questo mondo sai bisogna prenderlo
solo così sarà diverso

dimmi che credi
dimmi che credi
come ci credo io
in questa vita
in questo cielo
come ci credo io
il tuo sorriso tra la gente
passerà forse indifferente
ma non ti sentirai più solo
sei diventato un uomo

e nella notte cercherai
nella stagione dei tuoi guai
un po' d'amore un po' d'affetto
e disperato griderai in fondo al buio stringerai
solo il cuscino del tuo letto
non devi piangere non devi credere
che questa vita non sia bella
per ogni lacrima per ogni anima
nel cielo nasce un'altra stella

dimmi che credi
dimmi che credi
come ci credo io
in questa vita
in questo mondo
come ci credo io
tu non ti arrendere non ti confondere
apri il tuo cuore all'universo
che questo mondo sai bisogna prenderlo
solo così sarà diverso
non devi piangere non devi credere
che questa vita non sia bella
per ogni anima per ogni lacrima
nel cielo nasce un'altra stella
che sia
che sia

domenica 8 dicembre 2013

Politica, l'arte di governare uno Stato

Come dice il dizionario la politica è  l'arte e la scienza di governare uno stato, ed in questo termine
non c'è nulla di negativo.
In Italia, purtroppo, questo termine ha ormai preso tutt'altra interpretazione.
 
Nel gergo popolare, infatti, si intende per political'arte di amministrare i partiti (ed i loro interessi).
Dall'occuparsi "altruisticamente" del bene di tutti i cittadini, ci spostiamo all'occuparsi degli interessi di una casta. 
Non poteva esserci una peggiore interpretazione.
 
Per questo motivo, soprattutto dal parte di Movimenti ed Associazioni, c'è un dilagante uso del termine "apolitico" per marcare la distanza con i partiti, che invece dovrebbe essere indicata con il termine "apartitico".
 
Infatti, qualunque movimento che si prefigge di cambiare le cose "storte" dell'amministrazione
di uno Stato, si occupa di "politica".
 
Perchè la Politica è "la nobile arte di governare uno stato".


domenica 24 novembre 2013

Gli asili Nido costano troppo ? Chiudiamoli !

Da sempre ci sentiamo dire dagli organi di informazione che in Italia c'è un numero insufficiente di asili nido rispetto agli altri paesi del mondo e sul continuo rincaro delle rette con tutte le conseguenze che ciò comporta nei rapporti tra le municipalità e i cittadini.
Stiamo naturalmente parlando delle strutture che ospitano i bambini da pochi mesi sino ai 3 anni e che precedono la scuola materna, ma a questo punto c'è da porsi una domanda : allo Stato queste strutture convengono davvero ?


Come al solito in Italia quando si parla di realizzare opere pubbliche nessuno si prende la briga di fare i calcoli della convenienza economica dell'opera, o meglio del rapporto costi benefici.
L'asilo nido infatti non è una scuola qualunque, ma una struttura con arredi costruiti su misura per gli ospiti, con costi molto impegnativi per le casse pubbliche.
Ma il costo di costruzione è solo il primo di una lunga serie, perché poi iniziano i capitoli di spesa che riguardano la gestione : dal personale educativo impegnato direttamente con i bambini agli addetti alla mensa ed alle pulizie, quindi le bollette dell'energia e del riscaldamento e per finire i costi di manutenzione dello stabile e degli arredi.
Secondo l'ISTAT nel 2010 l'importo medio sborsato dai comuni per mantenere un bimbo all'asilo nido supera i 6000 Euro all'anno, ma ci sono comuni che sborsano oltre 15.000 Euro l'anno !!!
Un salasso per le casse pubbliche che forse può essere in parte contenuto.

Resta inoltre il forte dubbio se sia eticamente sostenibile  l'idea di separare dalla madre un bimbo o una bimba così presto, cioè prima che sia completato lo svezzamento, che tipicamente si aggira nei due anni.
Una soluzione molto semplice potrebbe essere l'attuazione di politiche di sostegno economico alle madri che decidono di restare a casa con i loro bimbi, affiancate da sistemi di tutela del posto di lavoro antecedente alla gravidanza.
A questo punto gli asili nido pubblici si potranno cedere a privati, con un vantaggio notevole anche per i comuni, che non avranno più le attività di gestione e soprattutto di assegnazione dei posti, che spesso somigliano a vere e proprie lotterie.
I bambini che resteranno a casa con la loro mamma.... ringraziano.



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mercoledì 25 settembre 2013

Grandi navi - Certe soluzioni danneggiano Venezia e Laguna


In questi ultimi giorni la vicenda delle grandi navi che attraversano il bacino di San Marco ha raggiunto una notorietà tale da arrivare alla ribalta dei notiziari nazionali, ma purtroppo non abbiamo ancora capito quale strada vogliano prendere le istituzioni per dare una soluzione al problema.



Leggiamo infatti di soluzioni piuttosto semplici ed ovvie, come quelle di far transitare le navi attraverso percorsi alternativi, ad altre molto più complesse e costose, come la costruzione di un nuovo terminal a Portomarghera o addirittura in mare aperto.
Dal mio punto di vista, sia per l'urgenza del problema, sia per la difficile situazione delle casse dello Stato, non vedo come siano perseguibili soluzioni che richiedano tempi lunghissimi e soprattutto che necessitino ingenti risorse economiche.
Inoltre mi sembra altrettanto evidente che siano state proposte delle grandi opere, o forse sarebbe meglio chiamarle "cattedrali nel deserto", che lascerebbero ai posteri enormi costi gestionali.
Per ciascuna nave da crociera, infatti, ci sono da spostare  dai 2000 ai 3000 passeggeri, per i quali qualunque soluzione fuori Venezia necessiterebbe di un sistema di trasporto ex-novo su acqua o su gomma.
Ad esempio optando per Portomarghera si avrebbero decine di autobus a fare ininterrottamente la spola tra Marghera e Venezia, con una pesante incidenza nel traffico in terraferma e sul ponte della libertà, e con il conseguente inquinamento atmosferico.

 
Se invece si opta per la piattaforma in mare, sarebbero necessari decine di lancioni granturismo per coprire giorno e notte il tragitto nave-Venezia e viceversa, con tutte le conseguenze che si avrebbero sul moto ondoso.
In due parole si tratta quindi di soluzioni che dal punto di vista ambientale comportano più danni che vantaggi.
Spero quindi che quando verranno esaminate le possibili soluzioni, la lungimiranza ed il buonsenso prevalgano su tutte le altre logiche, perché prima o poi qualcuno ne dovrà pagare il conto.



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domenica 15 settembre 2013

Il valore del sacrificio

Non sono poche le persone che in questi giorni contestano il valore del digiuno, atto che era stato richiesto da Papa Francesco in aggiunta alle preghiere per scongiurare la guerra in Siria.
Non c'è dubbio che nell'ottica materialista della vita moderna, dove il valore più
pubblicizzato è quello dell'egoismo, né il digiuno né qualunque altro tipo di sacrificio o di
rinuncia personale  abbia alcun senso.
Ma le cose forse non stanno proprio così, come il fatto che Dio non si veda non è
la prova che egli non esista.
La scienza infatti non ci ha ancora spiegato come sia possibile che dal disordine cosmico,
dal caos del Big-Bang e dal cosiddetto "brodo primordiale" si possa formare la vita senza
l'intervento di un "direttore d'orchestra" dotato di intelligenza e consapevolezza.
In quest'ottica tutto cambia ed il digiuno assume un valore completamente diverso,  perché
il direttore d'orchestra, viste le richieste (preghiere) ed i sacrifici (rinunce) dei suoi orchestrali,
potrebbe anche decidere di cambiare il corso della storia.
Questo non significa necessariamente che cesseranno le guerre e che spariranno i dittatori,
ma semplicemente che la storia prenderebbe una piega migliore di quella che prenderebbe
senza il suo intervento.




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mercoledì 3 luglio 2013

Il debito pubblico ci sta soffocando

Forse non tutti lo sanno, ma negli ultimi trent'anni l'Italia per pagarsi le opere pubbliche e gli investimenti dello stato si è fatta un mutuo, un mutuo enorme che si chiama Debito Pubblico.
L'Italia ha cioè chiesto a banche, cittadini ed investitori un prestito, ma questo prestito a causa dei lungimiranti politici italiani, è ormai fuori controllo tanto che ha oltrepassato la spaventosa cifra di 2000 Miliardi di Euro.
Il contatore "real-time" del sito Istituto Bruno Leoni.

Sono circa 35.000 Euro a testa, pensionati, studenti e neonati compresi.

Pensate che riusciremo a ripagarlo ? Io credo proprio di no, perché anche se di proposte ce ne sono tante, la verità è che la produzione industriale in Italia è in calo, che significa meno introiti per lo stato e quindi meno soldi per ripianare il debito.

E poi c'è un'altro problema, molto più impellente, che dobbiamo pagarci anche gli interessi ... e mica bruscolini : son quasi 100 Miliardi di Euro l'anno !
In pratica solo per pagare gli interessi se ne va circa il 20% delle "nostre" tasse.

Tagliare le spese dello stato si può e si deve; vendere le troppe proprietà dello stato si può e si deve, ma questo non basterà. Già ci sono alcuni esperti che dicono (e scrivono) che sia ormai troppo tardi.

Basta guardare le facce dei nostri ministri (Saccomanni, Zanonato, ecc) durante le conferenze stampa : non sanno cosa dire, non sanno come fare per uscire dalla crisi.
E' quindi chiaro che proprio a causa della crisi non ci sono i mezzi per cercare di ripagarlo rapidamente nè per ridurlo in modo da ridurre gli interessi che ci stanno strangolando.
L'assurdità dell'Euro, inoltre, ci impedisce di fare come hanno fatto Belgio o Canada negli anni passati per ripianare parte del loro debito pubblico : stampare moneta.

Così continuiamo ad essere soffocati dagli interessi, che oltre a schiacciare famiglie e imprese, stritolano anche i comuni, che non più un soldo, viste le buche che troviamo in giro per le strade delle nostre città.

Non so se avete capito, ma questi interessi non possiamo più permetterci di pagarli !

Servono quindi decisioni storiche, dolorose, strategiche, fondamentali, forti.

Altro che rinvii di 3 mesi !!!

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