venerdì 5 dicembre 2014

Petrolio : come darsi una zappata sui piedi

Il prezzo del petrolio è in picchiata, ma non è proprio una buona notizia, anzi, c'è il rischio che l'economia mondiale cada in una spirale di ulteriore crisi.
Prima di tutto l'aumento dei prezzi è un indice che ci dice che c'è poca richiesta di petrolio .
I motivi sono molti, e non solo la guerra in atto tra Stati Uniti e Russia; probabilmente la principale causa è la crisi "mondiale" : si viaggia meno, si produce meno plastica, si asfaltano meno strade, meno beni da consegnare, meno camion circolano per le strade, ecc..

Ora potrà sembrare una contraddizione, ma un prezzo del petrolio basso è un problema molto serio, perchè compromette la solidità finanziaria di numerose compagnie petrolifere (che di certo chiuderanno bottega), ma soprattutto di molti paesi, i quali usano gli introiti delle esportazioni di petrolio per garantire la pace sociale.  

Capite bene che se mancano introiti, a breve alcuni stati si troveranno in una situazione molto difficile :  vediamo in un grafico l'evoluzione del prezzo del petrolio nel 2014 .
 

Come si vede, diversi stati che con il petrolio a 100$ al barile, a inizio anno avevano il bilancio statale coperto dagli introiti dell'industria petrolifera (a sinistra, scritti in azzurro),  ora non hanno più copertura finanziaria (stati in Rosso alla destra del grafico).
Nei paesi più deboli, questa situazione potrebbe generare ulteriori guerre civili.

Negli Stati Uniti, numerose compagnie petrolifere a causa del prezzo del petrolio per loro insostenibile, quando confrontato con i costi di estrazione, rischiano di venir assorbite da quelle più grandi se non addirittura di essere "nazionalizzate".
Ma questo "comunismo americano" potrebbe arrivare anche in altri stati.
Trascuro poi il fatto che questi interventi di salvataggio comporteranno problemi di bilancio a numerosi governi che dovranno intervenire per salvare le proprie compagnie petrolifere, con costi che ricadranno sui cittadini.
 Un problema ancora più grave sarà costituito dai  molti pozzi di petrolio a breve verranno abbandonati o chiusi perché "improduttivi", o meglio "non economicamente convenienti".
Dopo queste chiusure  il prezzo del petrolio invertirà la tendenza e comincerà a salire fino al punto in cui la domanda calerà, causando una ulteriore contrazione economica dei paesi occidentali.
Il tutto entrerà cioè in un circolo vizioso che si fermerà solo quando troverà un nuovo punto di equilibiro tra domanda ed offerta, ma sarà in una posizione molto molto più bassa di quella in cui siamo adesso.
A meno di ulteriori svolte clamorose, una ulteriore recessione è alle porte.

Troveranno  i politici del nostro pianeta una menti illuminata pronta con la soluzione ?



Questo scritto è una sintesi dell'articolo La Spirale di Anonio Turiel
Versione tradotta in italiano : nel sito Effetto Risorse.

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