giovedì 22 aprile 2010

La triste fine del suicida

Di notizie di suicidio di questi tempi se ne sentono purtroppo tante : dai più giovani studenti in crisi per lo scarso rendimento, agli imprenditori in depressione per la crisi economica che non gli permette di pagare gli operai.
Sono due atti agli antipodi tra loro : da un lato una depressione originata da un motivo per certi versi banale, il voto a scuola, dall'altro invece un sentimento di sconforto dettato dalla paura di non riuscire a sostenere la propria famiglia, la propria azienda, i propri dipendenti.
Forse anche nel secondo caso il motivo è futile, ossia la mancanza di danaro, ma non sarei così convinto.
Mi sembra invece che nell'imprenditore suicida ci sia un sentimento di impotenza, di frustrazione, dovuto alla mancanza di rispetto del lavoro svolto, dal parte dei debitori.
Debitori che hanno la loro buona dose di responsabilità morale e materiale.
Sono comunque storie tristi di uomini e donne chiusi nella loro solitudine, che attorno non hanno trovato nessun conforto, nè hanno avuto il coraggio di chiederlo.
Storie di uomini che non si ritengono all'altezza di quanto gli chiede la vita, e credono o sperano di risolvere il problema per sè stessi e per gli altri, togliendosi la vita, quasi per togliere il disturbo.
Quanti tra noi hanno avuto un momento di sconforto, nel quale abbiamo pensato di non farcela, o ci siamo sentiti come delle foglie in balia del vento.

Ma in questi giorni gli organi di stampa riportano notizie ancor peggiori.
Sono storie di uomini che si suicidano dopo aver ucciso la moglie o la compagna della propria vita, gettando i familiari nello sconforto più profondo.
Questi suicidi sono atti ben diversi da quelli detti in precedenza; sono storie di uomini violenti che si accorgono della loro condotta solo a seguito di un gesto estremo : un delitto.
L'omicidio, di solito della propria donna, gli fa aprire gli occhi, ed ecco che improvvisamente tutta l'asprezza della realtà, tutta la vita appare sbagliata, sbaglio che si può pagare solo con la propria vita.

mercoledì 7 aprile 2010

Governatori e pillola abortiva : qualche contraddizione

Vorrei fare un paio di riflessioni sui neo eletti governatori di Veneto e Piemonte, i leghisti Luca Zaia e Roberto Cota, che hanno esternato la loro contrarietà alla pillola abortiva Ru486.
Se da un lato le posizioni dei due governatori saranno accolte positivamente dagli antiabortisti, da cittadino mi sorgono alcuni dubbi sulle vere motivazioni che hanno spinto i due ad esprimersi contro in modo così palese e perfino in contrasto con una regolamentazione già approvata.
Il sospetto è che si tratti di dichiarazioni fatte per accaparrarsi simpatie di elettori finora tenuti in disparte, magari per assicurarsi maggiore stabilità nei prossimi anni di governo, o anche per aprire all'UDC che nelle regioni in questione non si era schierata con la Lega Nord.
Insomma una vicenda dai contorni tutt'altro che definiti e sulla quale ci sarà da riflettere.
E’ invece chiaro che finora nessun politico, Zaia e Cota compresi, ha avuto il coraggio di fare una vera analisi della legge 194, una legge che agevola solo le donne che vogliono abortire, ma senza assicurare nulla a quelle che la gravidanza vogliono portarla a compimento.
Si fa tanto parlare di "par condicio", ma è evidente che la legge in vigore di pari opportunità non ne offre nessuna, ed anzi si tratta di un appoggio incondizionato ad un solo piatto della bilancia.
In due parole, alle donne che si trovano di fronte alla gravidanza, lo stato si presenta solo per il percorso abortivo, latitando su quello della maternità.
Questo è il succo della vera questione dell'aborto al quale non si vuole dare risposta.
Penso che comunque con le polemiche oggi non si possa andare da nessuna parte, e soprattutto con il proibizionismo richiamato da certe frange per come dire "fondamentaliste".
La legge 194 è una delle tante leggi che dimostra come l’Italia nel panorama europeo delle politiche familiari sia il fanalino di coda, quindi quello che serve non sono proclami, ma nuove prassi, nuove iniziative, nuove visioni della famiglia.
Vediamo se i nuovi governatori ne saranno all’altezza.
Marco Dal Pra'