domenica 20 dicembre 2015

Dare a ogni cosa il giusto posto nella vita

Sergio Mattarella ricorda la moglie Marisa Chiazzese morta di cancro: "Tutti dovrebbero trascorrere qualche giorno in ospedale"

"Penso da tempo quando per seguire la persona a me più cara al mondo ho trascorso a più riprese numerose settimane in ospedali oncologici.
Per tutte le persone in buona salute - ha continuato il Presidente Mattarella - sarebbe auspicabile che ogni tanto trascorressero qualche giorno in visita negli ospedali perché il contatto con la sofferenza aiuterebbe chiunque a dare a ogni cosa il giusto posto nella vita"


http://www.huffingtonpost.it/2015/10/29/mattarella-moglie-cancro-video_n_8416644.html



Dall'essere all'apparire

C'era una volta una Libreria, 
ora c'è una Profumeria.
Inesorabilmente 
cultura, intelligenza e conoscenza
vengono messe da parte e sostituite 
con trucco, ignoranza e apparenza.
Gli uomini della civiltà moderna
dall'Essere
si spostano sempre più 
all'apparire.
Ma, uomo, 
stai attento,
che dall'apparire
si fa anche presto 
a passare allo scomparire.

Mestre (VE) - Google Street View - C'era una Libreria ora c'è una Profumeria

sabato 12 dicembre 2015

Conferenze sul clima : ma servono ?


Le conferenze sul clima non le ho mai sopportate.
Troppo focalizzate su parametri aleatori o difficilmente misurabili, ma soprattutto non controllabili.
Si punta sul "macro" ma invece si doveva puntare sul "micro".
Da tecnico, forse anche "ecologista", ritengo che se a Kyoto nel '97 si partiva con un altro piede, quello degli standard tecnici, oggi gli apparati "inquinanti" sarebbero  già in buona parte diversi o comunque aggiornati alle migliori tecnologie disponibili (anche dette Best Available Technologies)...
e non saremmo qui a lesinare sul decimo di grado.
 

Iniziamo a porci obiettivi comuni su  scooter, camion, auto, caldaie, centrali termoelettriche, altiforni, ecc... e su come controllarli (vedi scandalo VW).
Poi ci sarà tutto il tempo di verificare anche la temperatura media planetaria o altri parametri più o meno significativi.
Faccio un esempio banale : chi avrebbe mai detto, nel 1990, che di lì poco sarebbe iniziata la sostituzione di tutto il parco ciclomotori italiano con mezzi meno inquinanti ? 

E che dai distributori la "miscela" sarebbe sparita ? 
Eppure è andata proprio così, senza tante conferenze sul clima.
 

Per concludere : prima devono intervenire i tecnici e poi (sempre che possa servire) i politici.
Altrimenti tutto l'argomento si riduce ad uno spettacolo inconcludente.
Così come lo sono state le conferenze sul clima degli ultimi 20 anni.

domenica 15 novembre 2015

L'idiozia dell'occidente

Per capire quanta idiozia ci sia nella politica estera dei paesi occidentali, basta leggere la risposta di Tiziano Terzani, scritta ad Oriana Fallaci a seguito degli attentati dell'11 Settembre 2001.
Se i politici europei invece che blaterare qualche volta studiassero, o almeno leggessero,  avvenimenti come quelli di Parigi non esisterebbero.

Lettera da Firenze a New York 


Il Sultano e San Francesco

Non possiamo rinunciare alla speranza


Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Io mi affacciavo, piccolo, alla professione nella quale tu eri già grande e tu proponesti di scambiarci delle «Lettere da due mondi diversi»: io dalla Cina dell' immediato dopo-Mao in cui andavo a vivere, tu dall' America. Per colpa mia non lo facemmo. Ma è in nome di quella tua generosa offerta di allora, e non certo per coinvolgerti ora in una corrispondenza che tutti e due vogliamo evitare, che mi permetto di scriverti. Davvero mai come ora, pur vivendo sullo stesso pianeta, ho l' impressione di stare in un mondo assolutamente diverso dal tuo. Ti scrivo anche - e pubblicamente per questo - per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri. Là morivano migliaia di persone e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana - la ragione; il meglio del cuore - la compassione. Il tuo sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. «Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia», scrisse, disperato dal fatto che, dinanzi all' indicibile orrore della Prima Guerra Mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi. Lui usò di quel consapevole silenzio per scrivere Gli ultimi giorni dell'umanità, un' opera che sembra essere ancora di un' inquietante attualità. Pensare quel che pensi e scriverlo è un tuo diritto. Il problema è però che, grazie alla tua notorietà, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora è un momento di straordinaria importanza. L' orrore indicibile è appena cominciato, ma è ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. È un momento anche di enorme responsabilità perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell' odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l' uccidere. «Conquistare le passioni mi pare di gran lunga più difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me», scriveva nel 1925 quella bell' anima di Gandhi. Ed aggiungeva: «Finché l' uomo non si metterà di sua volontà all' ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sarà per lui alcuna salvezza». E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? La salvezza non è nella tua rabbia accalorata, né nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela più accettabile, «Libertà duratura». O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c' è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmen questa. Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d' aver davanti prima dell' 11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all' inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta. Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza - ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un' altra nostra e così via. Perché non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari «intelligente», di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologice - Stati Uniti in testa - d' impegnarsi solennemente con tutta l' umanità a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilità. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale - di per sé un' arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l' orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta. In questi giorni ho ripreso in mano un bellissimo libro (peccato che non sia ancora in italiano) di un vecchio amico, uscito due anni fa in Germania. Il libro si intitola Die Kunst, nicht regiert zu werden: ethische Politik von Sokrates bis Mozart (L' arte di non essere governati: l' etica politica da Socrate a Mozart). L' autore è Ekkehart Krippendorff, che ha insegnato per anni a Bologna prima di tornare all' Università di Berlino. La affascinante tesi di Krippendorff è che la politica, nella sua espressione più nobile, nasce dal superamento della vendetta e che la cultura occidentale ha le sue radici più profonde in alcuni miti, come quello di Caino e quello delle Erinni, intesi da sempre a ricordare all' uomo la necessità di rompere il circolo vizioso della vendetta per dare origine alla civiltà. Caino uccide il fratello, ma Dio impedisce agli uomini di vendicare Abele e, dopo aver marchiato Caino - un marchio che è anche una protezione -, lo condanna all' esilio dove quello fonda la prima città. La vendetta non è degli uomini, spetta a Dio. Secondo Krippendorff il teatro, da Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione dell' uomo occidentale perché col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue possibili scelte di azione, il teatro è servito a far riflettere sul senso delle passioni e sulla inutilità della violenza che non raggiunge mai il suo fine. Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. A te, Oriana, i kamikaze non interessano. A me tanto invece. Ho passato giorni in Sri Lanka con alcuni giovani delle «Tigri Tamil», votati al suicidio. Mi interessano i giovani palestinesi di «Hamas» che si fanno saltare in aria nelle pizzerie israeliane. Un po' di pietà sarebbe forse venuta anche a te se in Giappone, sull' isola di Kyushu, tu avessi visitato Chiran, il centro dove i primi kamikaze vennero addestrati e tu avessi letto le parole, a volte poetiche e tristissime, scritte segretamente prima di andare, riluttanti, a morire per la bandiera e per l' Imperatore. I kamikaze mi interessano perché vorrei capire che cosa li rende così disposti a quell' innaturale atto che è il suicidio e che cosa potrebbe fermarli. Quelli di noi a cui i figli - fortunatamente - sono nati, si preoccupano oggi moltissimo di vederli bruciare nella fiammata di questo nuovo, dilagante tipo di violenza di cui l' ecatombe nelle Torri Gemelle potrebbe essere solo un episodio. Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali. Niente nella storia umana è semplice da spiegare e fra un fatto ed un altro c' è raramente una correlazione diretta e precisa. Ogni evento, anche della nostra vita, è il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quell' evento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti. L' attacco alle Torri Gemelle è uno di questi eventi: il risultato di tanti e complessi fatti antecedenti. Certo non è l' atto di «una guerra di religione» degli estremisti musulmani per la conquista delle nostre anime, una Crociata alla rovescia, come la chiami tu, Oriana. Non è neppure «un attacco alla libertà ed alla democrazia occidentale», come vorrebbe la semplicistica formula ora usata dai politici. Un vecchio accademico dell' Università di Berkeley, un uomo certo non sospetto di anti-americanismo o di simpatie sinistrorse dà di questa storia una interpretazione completamente diversa. «Gli assassini suicidi dell' 11 settembre non hanno attaccato l' America: hanno attaccato la politica estera americana», scrive Chalmers Johnson nel numero di The Nation del 15 ottobre. Per lui, autore di vari libri - l' ultimo, Blowback, contraccolpo, uscito l' anno scorso (in Italia edito da Garzanti ndr) ha del profetico - si tratterebbe appunto di un ennesimo «contraccolpo» al fatto che, nonostante la fine della Guerra Fredda e lo sfasciarsi dell' Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno mantenuto intatta la loro rete imperiale di circa 800 installazioni militari nel mondo. Con una analisi che al tempo della Guerra Fredda sarebbe parsa il prodotto della disinformazione del Kgb, Chalmers Johnson fa l' elenco di tutti gli imbrogli, complotti, colpi di Stato, delle persecuzioni, degli assassinii e degli interventi a favore di regimi dittatoriali e corrotti nei quali gli Stati Uniti sono stati apertamente o clandestinamente coinvolti in America Latina, in Africa, in Asia e nel Medio Oriente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Il «contraccolpo» dell' attacco alle Torri Gemelle ed al Pentagono avrebbe a che fare con tutta una serie di fatti di questo tipo: fatti che vanno dal colpo di Stato ispirato dalla Cia contro Mossadeq nel 1953, seguito dall' installazione dello Shah in Iran, alla Guerra del Golfo, con la conseguente permanenza delle truppe americane nella penisola araba, in particolare l' Arabia Saudita dove sono i luoghi sacri dell' Islam. Secondo Johnson sarebbe stata questa politica americana «a convincere tanta brava gente in tutto il mondo islamico che gli Stati Uniti sono un implacabile nemico». Così si spiegherebbe il virulento anti-americanismo diffuso nel mondo musulmano e che oggi tanto sorprende gli Stati Uniti ed i loro alleati. Esatta o meno che sia l' analisi di Chalmers Johnson, è evidente che al fondo di tutti i problemi odierni degli americani e nostri nel Medio Oriente c' è, a parte la questione israeliano-palestinese, la ossessiva preoccupazione occidentale di far restare nelle mani di regimi «amici», qualunque essi fossero, le riserve petrolifere della regione. Questa è stata la trappola. L' occasione per uscirne è ora. Perché non rivediamo la nostra dipendenza economica dal petrolio? Perché non studiamo davvero, come avremmo potuto già fare da una ventina d' anni, tutte le possibili fonti alternative di energia? Ci eviteremmo così d' essere coinvolti nel Golfo con regimi non meno repressivi ed odiosi dei talebani; ci eviteremmo i sempre più disastrosi «contraccolpi» che ci verranno sferrati dagli oppositori a quei regimi, e potremmo comunque contribuire a mantenere un migliore equilibrio ecologico sul pianeta. Magari salviamo così anche l' Alaska che proprio un paio di mesi fa è stata aperta ai trivellatori, guarda caso dal presidente Bush, le cui radici politiche - tutti lo sanno - sono fra i petrolieri. A proposito del petrolio, Oriana, sono certo che anche tu avrai notato come, con tutto quel che si sta scrivendo e dicendo sull' Afghanistan, pochissimi fanno notare che il grande interesse per questo paese è legato al fatto d' essere il passaggio obbligato di qualsiasi conduttura intesa a portare le immense risorse di metano e petrolio dell' Asia Centrale (vale a dire di quelle repubbliche ex-sovietiche ora tutte, improvvisamente, alleate con gli Stati Uniti) verso il Pakistan, l' India e da lì nei paesi del Sud Est Asiatico. Il tutto senza dover passare dall' Iran. Nessuno in questi giorni ha ricordato che, ancora nel 1997, due delegazioni degli «orribili» talebani sono state ricevute a Washington (anche al Dipartimento di Stato) per trattare di questa faccenda e che una grande azienda petrolifera americana, la Unocal, con la consulenza niente di meno che di Henry Kissinger, si è impegnata col Turkmenistan a costruire quell' oleodotto attraverso l' Afghanistan. È dunque possibile che, dietro i discorsi sulla necessità di proteggere la libertà e la democrazia, l' imminente attacco contro l' Afghanistan nasconda anche altre considerazioni meno altisonanti, ma non meno determinanti. È per questo che nell' America stessa alcuni intellettuali cominciano a preoccuparsi che la combinazione fra gli interessi dell' industria petrolifera con quelli dell' industria bellica - combinazione ora prominentemente rappresentata nella compagine al potere a Washington - finisca per determinare in un unico senso le future scelte politiche americane nel mondo e per limitare all' interno del paese, in ragione dell' emergenza anti-terrorismo, i margini di quelle straordinarie libertà che rendono l' America così particolare. Il fatto che un giornalista televisivo americano sia stato redarguito dal pulpito della Casa Bianca per essersi chiesto se l' aggettivo «codardi», usato da Bush, fosse appropriato per i terroristi-suicidi, così come la censura di certi programmi e l' allontanamento da alcuni giornali, di collaboratori giudicati non ortodossi, hanno aumentato queste preoccupazioni. L' aver diviso il mondo in maniera - mi pare - «talebana», fra «quelli che stanno con noi e quelli contro di noi», crea ovviamente i presupposti per quel clima da caccia alle streghe di cui l' America ha già sofferto negli anni Cinquanta col maccartismo, quando tanti intellettuali, funzionari di Stato ed accademici, ingiustamente accusati di essere comunisti o loro simpatizzanti, vennero perseguitati, processati e in moltissimi casi lasciati senza lavoro. Il tuo attacco, Oriana - anche a colpi di sputo - alle «cicale» ed agli intellettuali «del dubbio» va in quello stesso senso. Dubitare è una funzione essenziale del pensiero; il dubbio è il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l' aria ai nostri polmoni. Io non pretendo affatto d' aver risposte chiare e precise ai problemi del mondo (per questo non faccio il politico), ma penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui e mi si lasci porre delle oneste domande. In questi tempi di guerra non deve essere un crimine parlare di pace. Purtroppo anche qui da noi, specie nel mondo «ufficiale» della politica e dell' establishment mediatico, c' è stata una disperante corsa alla ortodossia. È come se l' America ci mettesse già paura. Capita così di sentir dire in televisione a un post-comunista in odore di una qualche carica nel suo partito, che il soldato Ryan è un importante simbolo di quell' America che per due volte ci ha salvato. Ma non c' era anche lui nelle marce contro la guerra americana in Vietnam? Per i politici - me ne rendo conto - è un momento difficilissimo. Li capisco e capisco ancor più l' angoscia di qualcuno che, avendo preso la via del potere come una scorciatoia per risolvere un piccolo conflitto di interessi terreni si ritrova ora alle prese con un enorme conflitto di interessi divini, una guerra di civiltà combattuta in nome di Iddio e di Allah. No. Non li invidio, i politici. Siamo fortunati noi, Oriana. Abbiamo poco da decidere e non trovandoci in mezzo ai flutti del fiume, abbiamo il privilegio di poter stare sulla riva a guardare la corrente. Ma questo ci impone anche grandi responsabilità come quella, non facile, di andare dietro alla verità e di dedicarci soprattutto «a creare campi di comprensione, invece che campi di battaglia», come ha scritto Edward Said, professore di origine palestinese ora alla Columbia University, in un saggio sul ruolo degli intellettuali uscito proprio una settimana prima degli attentati in America. Il nostro mestiere consiste anche nel semplificare quel che è complicato. Ma non si può esagerare, Oriana, presentando Arafat come la quintessenza della doppiezza e del terrorismo ed indicando le comunità di immigrati musulmani da noi come incubatrici di terroristi. Le tue argomentazioni verranno ora usate nelle scuole contro quelle buoniste, da libro Cuore, ma tu credi che gli italiani di domani, educati a questo semplicismo intollerante, saranno migliori? Non sarebbe invece meglio che imparassero, a lezione di religione, anche che cosa è l' Islam? Che a lezione di letteratura leggessero anche Rumi o il da te disprezzato Omar Kayan? Non sarebbe meglio che ci fossero quelli che studiano l' arabo, oltre ai tanti che già studiano l' inglese e magari il giapponese? Lo sai che al ministero degli Esteri di questo nostro paese affacciato sul Mediterraneo e sul mondo musulmano, ci sono solo due funzionari che parlano arabo? Uno attualmente è, come capita da noi, console ad Adelaide in Australia. Mi frulla in testa una frase di Toynbee: «Le opere di artisti e letterati hanno vita più lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti ed i filosofi vanno più in là degli storici. Ma i santi e i profeti valgono di più di tutti gli altri messi assieme». Dove sono oggi i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbe almeno uno! Ci rivorrebbe un San Francesco. Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse era per «gli altri», per quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provò una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragò e lui si salvò a malapena. Ci provò una seconda volta, ma si ammalò prima di arrivare e tornò indietro. Finalmente, nel corso della quinta crociata, durante l' assedio di Damietta in Egitto, amareggiato dal comportamento dei crociati («vide il male ed il peccato»), sconvolto da una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, San Francesco attraversò le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non c' era ancora la Cnn - era il 1219 - perché sarebbe interessantissimo rivedere oggi il filmato di quell' incontro. Certo fu particolarissimo perché, dopo una chiacchierata che probabilmente andò avanti nella notte, al mattino il Sultano lasciò che San Francesco tornasse, incolume, all' accampamento dei crociati. Mi diverte pensare che l' uno disse all' altro le sue ragioni, che San Francesco parlò di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono d' accordo sul messaggio che il poverello di Assisi ripeteva ovunque: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Mi diverte anche immaginare che, siccome il frate sapeva ridere come predicare, fra i due non ci fu aggressività e che si lasciarono di buon umore sapendo che comunque non potevano fermare la storia. Ma oggi? Non fermarla può voler dire farla finire. Ti ricordi, Oriana, Padre Balducci che predicava a Firenze quando noi eravamo ragazzi? Riguardo all' orrore dell' olocausto atomico pose una bella domanda: «La sindrome da fine del mondo, l' alternativa fra essere e non essere, hanno fatto diventare l' uomo più umano?». A guardarsi intorno la risposta mi pare debba essere «No». Ma non possiamo rinunciare alla speranza. «Mi dica, che cosa spinge l' uomo alla guerra?», chiedeva Albert Einstein nel 1932 in una lettera a Sigmund Freud. «È possibile dirigere l' evoluzione psichica dell' uomo in modo che egli diventi più capace di resistere alla psicosi dell' odio e della distruzione?» Freud si prese due mesi per rispondergli. La sua conclusione fu che c' era da sperare: l' influsso di due fattori - un atteggiamento più civile, ed il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - avrebbe dovuto mettere fine alle guerre in un prossimo avvenire. Giusto in tempo la morte risparmiò a Freud gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Non li risparmiò invece ad Einstein, che divenne però sempre più convinto della necessità del pacifismo. Nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, rivolse all' umanità un ultimo appello per la sua sopravvivenza: «Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto». Per difendersi, Oriana, non c' è bisogno di offendere (penso ai tuoi sputi ed ai tuoi calci). Per proteggersi non c' è bisogno d' ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni. M' è sempre piaciuta nei Jataka, le storie delle vite precedenti di Buddha, quella in cui persino lui, epitome della non violenza, in una incarnazione anteriore uccide. Viaggia su una barca assieme ad altre 500 persone. Lui, che ha già i poteri della preveggenza, «vede» che uno dei passeggeri, un brigante, sta per ammazzare tutti e derubarli e lui lo previene buttandolo nell' acqua ad affogare per salvare gli altri. Essere contro la pena di morte non vuol dire essere contro la pena in genere ed in favore della libertà di tutti i delinquenti. Ma per punire con giustizia occorre il rispetto di certe regole che sono il frutto dell' incivilimento, occorre il convincimento della ragione, occorrono delle prove. I gerarchi nazisti furono portati dinanzi al Tribunale di Norimberga; quelli giapponesi responsabili di tutte le atrocità commesse in Asia, furono portati dinanzi al Tribunale di Tokio prima di essere, gli uni e gli altri, dovutamente impiccati. Le prove contro ognuno di loro erano schiaccianti. Ma quelle contro Osama Bin Laden? «Noi abbiamo tutte le prove contro Warren Anderson, presidente della Union Carbide. Aspettiamo che ce lo estradiate», scrive in questi giorni dall' India agli americani, ovviamente a mo' di provocazione, Arundhati Roy, la scrittrice de Il Dio delle piccole cose: una come te, Oriana, famosa e contestata, amata ed odiata. Come te, sempre pronta a cominciare una rissa, la Roy ha usato della discussione mondiale su Osama Bin Laden per chiedere che venga portato dinanzi ad un tribunale indiano il presidente americano della Union Carbide responsabile dell' esplosione nel 1984 nella fabbrica chimica di Bhopal in India che fece 16.000 morti. Un terrorista anche lui? Dal punto di vista di quei morti forse sì. L' immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del «nemico» da abbattere è il miliardario saudita che, da una tana nelle montagne dell' Afghanistan, ordina l' attacco alle Torri Gemelle; è l' ingegnere-pilota, islamista fanatico, che in nome di Allah uccide se stesso e migliaia di innocenti; è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. Dobbiamo però accettare che per altri il «terrorista» possa essere l' uomo d' affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame? Questo non è relativismo. Voglio solo dire che il terrorismo, come modo di usare la violenza, può esprimersi in varie forme, a volte anche economiche, e che sarà difficile arrivare ad una definizione comune del nemico da debellare. I governi occidentali oggi sono uniti nell' essere a fianco degli Stati Uniti; pretendono di sapere esattamente chi sono i terroristi e come vanno combattuti. Molto meno convinti però sembrano i cittadini dei vari paesi. Per il momento non ci sono state in Europa dimostrazioni di massa per la pace; ma il senso del disagio è diffuso così come è diffusa la confusione su quel che si debba volere al posto della guerra. «Dateci qualcosa di più carino del capitalismo», diceva il cartello di un dimostrante in Germania. «Un mondo giusto non è mai NATO», c' era scritto sullo striscione di alcuni giovani che marciavano giorni fa a Bologna. Già. Un mondo «più giusto» è forse quel che noi tutti, ora più che mai, potremmo pretendere. Un mondo in cui chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla; un mondo retto da principi di legalità ed ispirato ad un po' più di moralità. La vastissima, composita alleanza che Washington sta mettendo in piedi, rovesciando vecchi schieramenti e riavvicinando paesi e personaggi che erano stati messi alla gogna, solo perché ora tornano comodi, è solo l' ennesimo esempio di quel cinismo politico che oggi alimenta il terrorismo in certe aree del mondo e scoraggia tanta brava gente nei nostri paesi. Gli Stati Uniti, per avere la maggiore copertura possibile e per dare alla guerra contro il terrorismo un crisma di legalità internazionale, hanno coinvolto le Nazioni Unite, eppure gli Stati Uniti stessi rimangono il paese più reticente a pagare le proprie quote al Palazzo di Vetro, sono il paese che non ha ancora ratificato né il trattato costitutivo della Corte Internazionale di Giustizia, né il trattato per la messa al bando delle mine anti-uomo e tanto meno quello di Kyoto sulle mutazioni climatiche. L' interesse nazionale americano ha la meglio su qualsiasi altro principio. Per questo ora Washington riscopre l' utilità del Pakistan, prima tenuto a distanza per il suo regime militare e punito con sanzioni economiche a causa dei suoi esperimenti nucleari; per questo la Cia sarà presto autorizzata di nuovo ad assoldare mafiosi e gangster cui affidare i «lavoretti sporchi» di liquidare qua e là nel mondo le persone che la Cia stessa metterà sulla sua lista nera. Eppure un giorno la politica dovrà ricongiungersi con l' etica se vorremo vivere in un mondo migliore: migliore in Asia come in Africa, a Timbuctu come a Firenze. A proposito, Oriana. Anche a me ogni volta che, come ora, ci passo, questa città mi fa male e mi intristisce. Tutto è cambiato, tutto è involgarito. Ma la colpa non è dell' Islam o degli immigrati che ci si sono installati. Non son loro che han fatto di Firenze una città bottegaia, prostituita al turismo! È successo dappertutto. Firenze era bella quando era più piccola e più povera. Ora è un obbrobrio, ma non perché i musulmani si attendano in Piazza del Duomo, perché i filippini si riuniscono il giovedì in Piazza Santa Maria Novella e gli albanesi ogni giorno attorno alla stazione. È così perché anche Firenze s' è «globalizzata», perché non ha resistito all' assalto di quella forza che, fino ad ieri, pareva irresistibile: la forza del mercato. Nel giro di due anni da una bella strada del centro in cui mi piaceva andare a spasso è scomparsa una libreria storica, un vecchio bar, una tradizionalissima farmacia ed un negozio di musica. Per far posto a che? A tanti negozi di moda. Credimi, anch' io non mi ci ritrovo più. Per questo sto, anch' io ritirato, in una sorta di baita nell' Himalaya indiana dinanzi alle più divine montagne del mondo. Passo ore, da solo, a guardarle, lì maestose ed immobili, simbolo della più grande stabilità, eppure anche loro, col passare delle ore, continuamente diverse e impermanenti come tutto in questo mondo. La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d' erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte.

Tiziano Terzani
7 Ottobre 2001


http://archiviostorico.corriere.it/2001/ottobre/08/Sultano_San_Francesco_co_0_0110082774.shtml


lunedì 9 novembre 2015

Le 100 tasse che paghiamo


Dalla CGIA di Mestre, l'elenco delle 100 tasse che paghiamo.
Naturalmente mancano tutte quelle che non sono riusiti a scovare...

A voi il divertimento di leggerle (sono in ordine alfabetico)



LE 100 TASSE CHE PAGANO GLI ITALIANI
1 Addizionale comunale sui diritti d'imbarco di passeggeri sulle aeromobili
2 Addizionale comunale sull'Irpef
3 Addizionale erariale tassa automobilistica per auto di potenza sup 185 kw
4 Addizionale regionale all'accisa sul gas naturale
5 Addizionale regionale sull'Irpef
6 Bollo auto
7 Canoni su telecomunicazioni e Rai Tv
8 Cedolare secca sugli affitti
9 Concessioni governative
10 Contributo Ambientale Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi)
11 Contributi concessioni edilizie
12 Contributi consorzi di bonifica
13 Contributo SISTRI (Sistema di controllo della tracciabilità dei Rifiuti)
14 Contributo solidarietà sui redditi elevati (1)
15 Contributo SSN sui premi RC auto
16 Contributo unificato di iscrizione a ruolo (2)
17 Contributo unificato processo tributario
18 Diritto Albo Nazionale Gestori Ambientali
19 Diritti archivi notarili
20 Diritti catastali
21 Diritti delle Camere di commercio
22 Diritti di magazzinaggio
23 Diritti erariali su pubblici spettacoli
24 Diritti per contrassegni apposti alle merci
25 Diritti SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori)
26 Imposta catastale
27 Imposta di bollo
28 Imposta di bollo sui capitali all'estero
29 Imposta di bollo sulla secretazione dei capitali scudati
30 Imposta di registro e sostitutiva
31 Imposta di scopo
32 Imposta di soggiorno
33 Imposta erariale sui aeromobili privati
34 Imposta erariale sui voli passeggeri aerotaxi
35 Imposta ipotecaria
36 Imposta municipale propria (Imu)
37 Imposta per l'adeguamento dei principi contabili (Ias)
38 Imposta plusvalenze cessioni azioni (capital gain)
39 Imposta provinciale di trascrizione
40 Imposta regionale sulle attività produttive (Irap)
41 Imposta regionale sulla benzina per autotrazione
42 Imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili
43 Imposta sostitutiva imprenditori e lavoratori autonomi regime di vantaggio e regime forfetario agevolato
44 Imposta sostitutiva sui premi e vincite
45 Imposta sulla sigaretta elettronica (3)
46 Imposta su immobili all'estero
47 Imposta sugli oli minerali e derivati
48 Imposta sugli spiriti (distillazione alcolica)
49 Imposta sui gas incondensabili
50 Imposta sui giuochi, abilità e concorsi pronostici
51 Imposta sui tabacchi
52 Imposta sul gas metano
53 Imposta sul gioco del Totocalcio e dell' Enalotto
54 Imposta sul gioco Totip e sulle scommesse Unire
55 Imposta sul lotto e le lotterie
56 Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef)
57 Imposta sul valore aggiunto (Iva)
58 Imposta sulla birra
59 Imposta sulle assicurazioni
60 Imposta sulle assicurazioni Rc auto
61 Imposta Regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio e patrimonio indisponibile
62 Imposta sulle patenti
63 Imposta sulle riserve matematiche di assicurazione
64 Imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin Tax)
65 Imposta sull'energia elettrica
66 Imposte comunali sulla pubblicità e sulle affissioni
67 Imposte sostitutive su risparmio gestito
68 Imposte su assicurazione vita e previdenza complementare
69 Imposte sul reddito delle società (Ires)
70 Imposte sulle successioni e donazioni
71 Maggiorazione IRES Società di comodo
72 Nuova imposta sostitutiva rivalutazione beni aziendali
73 Proventi dei Casinò
74 Imposta sostitutiva rivalutazione del TFR
75 Ritenute sugli interessi e su altri redditi da capitale
76 Ritenute sugli utili distribuiti dalle società
77 Sovraimposta di confine su gas incondensabili (4)
78 Sovraimposta di confine su gas metano (5)
79 Sovraimposta di confine sugli spiriti
80 Sovraimposta di confine sui fiammiferi
81 Sovraimposta di confine sui sacchetti di plastica non biodegradabili
82 Sovraimposta di confine sulla birra
83 Sovrimposta di confine sugli oli minerali
84 Tassa annuale sulla numerazione e bollatura di libri e registri contabili
85 Tassa annuale unità da diporto
86 Tassa erariale sulle merci imbarcate e sbarcate nei porti, rade e spiagge dello Stato
87 Tassa emissione di anidride solforosa e di ossidi di azoto
88 Tassa erariale e sbarco merci trasportate per via aerea
89 Tassa occupazione di spazi e aree pubbliche TOSAP (comunale)
90 Tassa portuale sulle merci imbarcate e sbarcate nei porti dello Stato
91 Tassa regionale di abilitazione all'esercizio professionale
92 Tassa regionale per il diritto allo studio universitario
93 Tassa smaltimento rifiuti (TARI)
94 Tassa sulle concessioni regionali
95 Tassazione addizionale stock option settore finanziario
96 Tasse e contributi universitari
97 Tasse scolastiche (iscrizione, frequenza, tassa esame, tassa diploma)
98 Tributo per l'esercizio delle funzioni di tutela, protezione ed igiene dell'ambiente
99 Tributo per i servizi indivisibili (TASI)
100 Tributo speciale discarica


http://www.cgiamestre.com/2015/11/le-100-tasse-degli-italiani/ 

 Qui la notizia sul Gazzettino di Venezia.


domenica 25 ottobre 2015

Per l'Italia ci vuole un colpo di stato.

Quante volte, al bar, in ufficio, tra colleghi, o in coda all'ufficio postale, abbiamo sentito dire che per risolvere i problemi dell'Italia ci vorrebbe un colpo di stato.
Se non anche "Ci vorrebbe Benito !!".
Inutile negarlo : con questo sistema parlamentare non si riesce a riformare niente.
Il motivo è molto semplice, si chiama conflitto di interessi.Con riforme vere i partiti dovrebbero rinunciare a posti, poltrone, compensi, luoghi di potere e di controllo.
Figurarsi poi se i parlamentari approveranno mai tagli alle loro poltrone o ai loro stipendi.
L'esempio più lampante lo abbiamo sotto gli occhi in questi giorni : l'infinito tentativo di riformare il Senato. Il Senato è un carrozzone nato dalle paure del dopoguerra, la cui presenza oramai non ha più nessuna logica.
Basterebbe copiare da qualunque altro paese per rendersi conto che il senato va semplicemente abolito.
Si risparmierebbero :
  • gli stipendi di oltre 300 senatori, 
  • gli stipendi di 600 segretari e funzionari 
  • il mantenimento di Palazzo Madama
  • e... tutte le perdite di tempo di fa approvare le leggi già approvate dai Deputati alla Camera.
Appunto, abbiamo già 630 Deputati, che sono un numero esagerato.
A che serve il Senato ?
A nulla, va eliminato, ma niente da fare, praticamente nessun parlamentare ne parla.
E il motivo è molto semplice : i Senatori sono in conflitto di interesse, mentre i Deputati hanno paura di offendere i Senatori....
Risultato ?
Il risultato è che per accontentare tutti si riforma il Senato facendolo diventare una versione ridotta, con una assemblea composta da rappresentanti delle regioni.
Entra dalla finestra quello che esce dalla porta.
Persone che saranno ovviamente di intralcio quando si dovranno riformare le Regioni, visto che l'attuale sistema le sta portando alla bancarotta.
E poi, lo sapevate che esiste già un'assemblea dei rappresentanti delle Regioni ? Si chiama appunto "Conferenza Stato Regioni". Quindi a che serve questo nuovo Senato ?
A niente, è il solito "contentino" per piazzare gli amici degli amici o i politicanti di seconda scelta.
Si torna quindi al solito problema : la maggioranza dei parlamentari non voterà mai il proprio licenziamento o il taglio del proprio stipendio o del proprio vitalizio.

Le riforme che noi italiani ci aspettiamo non avremo mai, perché proseguendo con l'andazzo che ogni sera ci fanno vedere i TG, con questo sistema ci vorrebbero dei secoli.
Il tentativo di abolizione delle provincie ne è la prova lampante : ne è uscito un pastrocchio.
A dire il vero alcune riforme le abbiamo avute, ma come di solito, per non toccare gli intoccabili (dirigenti amici, sindacalisti, politici riciclati, ecc), si limitano solamente a cambiare i nomi, come la scuola elementare che è diventata la scuola primaria.
Sono riforme di facciata che non risolvono nulla a parte dare un taglio ai fondi disponibili.

Con un colpo di stato invece è tutto diverso : tutti i parlamentari a casa e si parte con tutte le riforme parlamentari senza dover render conto a nessuno.
Ad esempio la legge elettorale potrebbe essere scritta con buon senso, oppure copiata dal quella tedesca o da quella francese, senza paura di offendere nessun partito. Idem per la riforma delle regioni o delle provincie.
Con l'attuale sistema di governo, invece, siamo condannati a tenerci la perenne disputa sulle riforme senza vederne nessuna andare veramente in porto.
Eh....


sabato 17 ottobre 2015

Chiusure Domenicali e libertà di essere uomini


Lamentarsi dell'apertura domenicale degli esercizi commerciali, secondo alcuni, è sbagliato perché da quando esiste la civiltà moderna c'è sempre qualcuno che lavora la domenica.
Basta pensare ai ferrovieri, agli autisti degli autobus, al personale sanitario, alle forze dell'ordine e a tanti altri che operano nei servizi pubblici. Poi c'è tutto il settore privato con le strutture alberghiere, la ristorazione, i turnisti negli stabilimenti a ciclo continuo, negli altiforni, ecc.
Insomma la polemica contro i centri commerciali aperti di domenica è pretestuosa e di ostacolo allo sviluppo economico del paese.
E ci si mette una pietra sopra.

Un bel ragionamento, peccato che abbia due macroscopici errori che nascondono i veri problemi, errori dati dalla superficialità e dalla faciloneria con la quale viene affrontato questo tema.


In primo luogo lavorare di domenica a vita e fare un lavoro a turni, nel quale alle volta capita di lavorare un giorno festivo non è la stessa cosa.
Il lavoratore del centro commerciale infatti, non fa turni, ma gli viene assegnato d'ufficio un giorno di riposo settimanale diverso dalla domenica.
Non c'è nessuna alternanza, nessuna turnazione.
Inoltre, il dipendente del centro commerciale non è un "turnista" con un trattamento economico particolare, diverso dai "giornalieri".
Per lui quindi la domenica è un qualunque giorno lavorativo.
Quel giorno non ha nessun valore particolare, e per lui il giorno festivo è il giorno di riposo settimanale, e basta. Le feste non esistono.
Non è questo sfruttamento ?


In secondo luogo, la polemica sulle aperture domenicali di negozi e centri commerciali, è stata messa fino ad oggi su un piano sbagliato : il piano ideologico.
Sindacalisti, liberisti, capitalisti, comunisti, economisti e chi più ne ha più ne metta, hanno espresso i loro pareri dal punto di vista ideologico.
Ma le ideologie si dimenticano dell'uomo, vero fulcro di questo discorso.
Nella vita infatti non esistono solo l’economia e il commercio, cioè i numeri, ma esiste prima di tutto l'uomo, anche con la sua necessità di riposo.
E’ a questo che serve la Domenica.
Ma serve anche per darsi un limite.
Serve all’uomo per rendersi conto che non esiste solo il denaro e il lavoro, ma esistono anche altre cose, altri valori, valori che poi resteranno molto di più di una borsetta o di un paio di scarpe.
Tanto per fare qualche esempio, ci sono la famiglia, gli amici, la cultura, la propria città, l’occasione di apprezzare serenamente il paese in cui viviamo, con i suoi cibi, i paesaggi, i monumenti, i mari, le montagne e tanto altro.
Il giorno festivo è come la piazza, uno spazio nel tempo dove la gente può incontrarsi, può fermasi per raccontare i propri problemi, condividere la propria vita, stare con i propri figli o solo scambiarsi un sorriso.
Sono cose normali, ovvie, naturali, che il dibattito ideologico non considera.
Vendere e comprare sono questioni utili o necessarie per vivere, ma non ne sono lo scopo.Ho un amico che lavora in un centro commerciale: sono anni e anni che non posso incontrarlo perché la domenica è sempre impegnato.
Ma è questo l'uomo che vogliamo ? Un uomo al servizio del commercio ? Questa sarebbe libertà ?
Torniamo alle chiusure la Domenica, torniamo a frequentarci e stare assieme almeno un giorno alla settimana.
Liberà è anche questo.

martedì 6 ottobre 2015

Medici Senza Frontiere denunciano la truffa TTP

Medici Senza Frontiere da mesi denunciano la truffa nascosta dietro il trattato TPP  "Trans-Pacific Partnership" ( TPP: uno degli accordi commerciali più dannosi di sempre.), un sistema per assicurare alle case farmaceutiche ulteriori protezioni, e STRANAMENTE, alla firma del trattato, un ospedale di MSF viene bombardato.

Bombe Usa su ospedale di Medici Senza Frontiere: "16 morti e 37 feriti"







Ne parlano anche qui :
- Did Obama Bomb Doctors Without Borders for Opposing TPP?

- Trans-Pacific Partnership Deal Struck As "Corporate Secrecy" Wins Again

domenica 4 ottobre 2015

Veneto : ma le case future avranno i tetti in cemento armato ?

Come ho già scritto in precedenza, cercando in rete notizie sui "Cambiamenti Climatici" ne viene fuori tutto e il contrario di tutto (Link QUI).
Si passa dai  voluminosi rapporti sui cambiamenti delle temperature (Global Warming), alle accuse che i climatologi sono raccomandati oppure che non hanno considerato le tolleranze degli strumenti.
D'accordo, i dati talvolta sono talmente aleatori da essere interpretabili a piacere e quindi inutilizzabili.

La villa veneta distrutta dal tornado del 8 Luglio 2015.
Ma qui in Veneto (da dove scrivo) negli ultimi 10 anni abbiamo avuto episodi temporaleschi talmente estremi, da segnalare la necessità di costruire le case in modo diverso da quanto i veneti fanno da un migliaio d'anni a questa parte.
Le prossime case dobbiamo farle con i tetti in cemento armato ? O possiamo continuare ad usare i "coppi" come in Veneto si è sempre fatto ?
Il "tornado" del Luglio 2015 accaduto in provincia di Venezia (riviera del Brenta) ne è la dimostrazione più lampante.



Ma ce ne sono stati molti altri dei quali la stampa nazionale non ha parlato, alcuni dei quali con chicchi di grandine grossi come arance (vedere per credere http://comunicaremergenza.it/grandine-settembre/ ).

A tutto ciò si aggiunge, senza andare alla Hawaii, la misura che i tecnici dell'ARPA Veneto fanno dei nostri ghiacciati, che negli ultimi anni stanno accelerando la loro riduzione  : dal 1980 al 2009 è stata di 25%  (leggere qui nel sito ARPAV ).


Che si fa, chiudiamo gli occhi ?
Non sono un climatologo, non ho le competenze per analizzare i dati solari, ma certe evidenze mi portano a dire "Usiamo Cautela".
E poi c'è anche un altro elemento di fondamentale importanza :
Anche se i cambiamenti non fossero di origine umana/tecnologica (nel gergo si dice "antropica"), è giusto usare in modo dissennato oggi tutte le risorse che il pianeta ci mette a disposizione ?
 
Oppure, giro la domanda in un altro modo : siamo d'accordo sul modo esagerato di usare le risorse (energetiche) che attualmente abbiamo davanti agli occhi ?
 E' giusto che il sig. Mario usi l'automobile per andare a prendere il pane a 500 metri da casa ?
Senza calcolare che un domani la ASL dovrà pagargli riabilitazioni per il fisico..... debilitato.
Questo, oltre a comportare eventuali danni all'ambiente, toglie opportunità a chi verrà dopo di noi, a partire dai nostri figli.

CONCLUDO
Il Global Warming forse è esagerato o addirittura non esiste.
Ma non parlarne può essere molto molto più pericoloso.
Per certi versi questo tema oggi oggi è l'unico modo per convincere governi e popolazione ad usare con buon senso le risorse energetiche.
Che non sono infinite.
Denigrare i "cambiamenti climatici" senza avere delle proposte alternative agli attuali comportamenti energivori in generale, può essere davvero un modo per darsi la zappa nei piedi.
O quantomeno ai piedi dei nostri figli.

lunedì 24 agosto 2015

I tarocchi di Wall Street

La borsa americana è taroccata. Finalmente ci sono le prove : in una giornata di collasso generale di tutte le berse, ecco che l'indice Dow Jones recupera 600 punti in pochi millisecondi !
Che sia intervenuto il Padreterno ? Oppure è stato il mago Silvan ?



http://www.zerohedge.com/news/2015-08-24/here-comes-plunge-protection-team

A proposito, per chi non ci crede, ma mastica un pò di inglese, c'è anche questo :
Central Banks Have Become a Corrupting Force

domenica 23 agosto 2015

Alan Turing, il matematico che ha sconfitto Hitler

Alan Turing (1912-1954), genio della matematica, della logica e pioniere dell'informatica moderna, sfruttato per decifrare i codici segreti dei nazisti e abbandonato a sé stesso dopo la fine della seconda guerra mondiale senza gloria e senza ringraziamenti.


Grazie Alan per quello che hai fatto per la tua Inghilterra ed anche per tutti noi.

domenica 26 luglio 2015

Come ti distruggo la scienza del clima


La scienza che oggi si occupa di ambiente e soprattutto di clima sta vivendo un periodo difficilissimo. Il grande pubblico sta perdendo gradualmente fiducia sulle notizie relative ai cambiamenti climatici sia a causa delle continue previsioni sbagliate, sia a causa delle notizie contrastanti che i grandi media si ostinano a pubblicare senza alcuna verifica.
Questo problema è dovuto in parte a pseudo scienziati in cerca di fama e di finanziamenti, ma in buona parte ai GIORNALISTI, sempre a caccia di "scoop" e di titoloni altisonanti.
Il giornalista di turno si affida al primo fantomatico esperto prendendo per oro colato tutto quello che dice, senza alcuna verifica. Il contraddittorio, fondamentale per la scienza, NON ESISTE.
Ma soprattutto è irrilevante, soprattutto se dall’argomento si ottiene un titolo ad effetto.
Eppure oggi con internet bastano pochi minuti per vedere se un'opinione è stata già discussa dalla comunità scientifica, pubblicata su riviste specializzate o in convegni scientifici.
Invece niente, si pubblica tutto, come si può vedere in rete con qualunque motore di ricerca : basta con Google news, ad esempio, cercare tutte le notizie relative a "Cambiamenti Climatici" : ne verrà fuori di tutto e il contrario di tutto.

Ecco quindi i titoloni spaventosi o catastrofici, ma soprattutto impossibili da verificare perché a lunghissimo termine oppure perché talmente vaghi da non significare nulla.

Così davanti al grande pubblico la scienza del clima diventa una grande bufala.
Ma soprattutto davanti a chi deve prendere delle decisioni, che in questo modo non sa più a chi dare ascolto.


lunedì 20 luglio 2015

Non bisogna operarsi per cambiare sesso all’anagrafe

Ormai siamo alla follia totale (o anarchia ?)
Non bisogna operarsi per cambiare sesso all’anagrafe : Uno si sveglia alla mattina ..... poi passa dal primo giudice e il gioco e’ fatto.
Addio punti fermi nell'educazione dei nostri figli. Solo caos.
Il sesso, e la scienza, cancellati con una sentenza.
E quando l'intelligenza lascia il posto al caos.... il destino dell'uomo è segnato.

«Per cambiare sesso all’anagrafe non serve l’intervento chirurgico»

Storica decisione sul ricorso presentato da rete Lenford per conto di una persona che da 25 anni vive come donna: «Non bisogna operarsi per cambiare sesso all’anagrafe»


martedì 30 giugno 2015

Sotto il vestito niente


Non c'è proprio nulla sotto il Tweet, in inglese, che ha lanciato Matteo Renzi sulla crisi greca.
Una frase da commentatore televisivo, da giornalaio, una battuta da Bar senza alcun vero messaggio politico. Senza prendere nessuna posizione, come invece dovrebbe fare un paese serio.
Renzi, dimostra di essere un politico navigato, alla vecchia maniera : parla SENZA SBILANCIARSI.
Niente, tutto vuoto.

Abbiamo cioè un Presidente del Consiglio, che NON PRENDE POSIZIONE.
L'esempio è proprio il caso Grecia, non attacca nè difende.  
Niente, tutto vuoto.


E la consequenza è che l'Italia nella politica mondiale ed europea in questo momento..... non è quesione che non conta nulla, è questione che proprio NON ESISTE. 
Non diciamo nulla. Non abbiamo un piano. Non abbiamo una politica estera.

Niente, Tutto vuoto.


PS: l'Italia è talmente assente dalla scena internazionale, forse chissà dai tempi delle barzellette di Berlusconi, che persino il sito internazionale di economia Bloomberg, che pubblica la situazione delle maggiori borse del mondo, ci IGNORA. La borsa di Milano non esiste (ma l'indice spagnolo IBEX 35 è invece indicato !!).




mercoledì 24 giugno 2015

Solidarieta' dei propri comodi.

Non so se l'avete notato, ma tutta la trattativa sui problemi finanziari della Grecia sembra in mano solamente a Germania e Francia.
Italia e Spagna, in particolare, sembrano proprio aver abbandonato il popolo greco.

Eppure Italia e Spagna sono vicini alla Grecia non solo per il fatto di affacciarsi sul mediterraneo, ma anche perchè hanno come la Grecia una pessima situazione finanziaria interna.
La Grecia affonda, ma Italia e Spagna che fanno ?
Nulla, nemmeno una parola di solidarietà.
La Grecia sembra non esistere; la popolazione greca stremata dalla crisi sembra cancellata,.
Eppure Mariano Rajoy e Matteo Renzi avrebbero tutti i motivi per fare la voce grossa e chiedere più comunione europea, più condivisione dei problemi, più aiuti e mutuo soccorso.
Invece niente.
Forse hanno paura di perdere voti. O forse hanno la coda di paglia. Chissà.

Che tristezza.

L'Italia sta finendo

Ennesimo suicidio di un imprenditore italiano.
Cosa aspettiamo a fare qulcosa ?
Come aprire gli occhi a chi ci governa ?

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-06-24/muore-suicida-azienda-fondatore-gruppo-maschio-gaspardo-110113.shtml?uuid=ACxCCxF






Link alla notizia sul Sole 24 Ore.

sabato 20 giugno 2015

Cose mai viste : E' successo a Mestre (Venezia)




Una cosa del genere non si era mai vista in Italia, tantomeno a Mestre, quella che i veneziani chiamano "terraferma".
Si perchè Mestre a tutti gli effetti è solo un quartiere del Comune di Venezia, nonostante con tutto il circondario forma un complesso di circa 200.000 abitanti.
Ma proprio per questo motivo la terraferma di Venezia è un luogo orfano di sindaco, visto che la partitocrazia locale ha sempre espresso sindaci veneziani, lasciando il grosso della cittadinanza senza una rappresentanza.

Invece alle elezioni del Maggio 2015 tra i vari contendenti alla poltrona di sindaco di Venezia si è presentato con una propria lista civica Luigi Brugnaro, imprenditore mestrino con propensione allo sport (in particolare con la storica squadra veneziana di basket "Reyer").
E domenica 14 Giugno, dopo un estenuante ballottaggio, ha vinto le elezioni battendo il candidato del centrosinistra.

Ebbene, che c'è di strano in tutto cio ?
Il fatto che lo scorso Giovedì, Luigi Brugnaro,  ha voluto festeggiare la sua elezione invitando i cittadini nella piazza mestrina dove si è lasciato andare a baci, abbracci e strette di mano.
E' stato uun un bagno di folla.
Un sindaco che dopo essere stato eletto scende in piazza tra la gente per ringraziare personalmente i cittadini non si era mai visto.
Tantomeno a Mestre che il sindaco nemmeno ce l'ha.
Del resto i sindaci precedenti (Avvocati, Professori, Filosofi, ecc...), imposti da partiti di sinistra, non avrebbero mai fatto una cosa "popolare" di questo tipo.
Invece Brugnaro, nonostante fosse appoggiato da partiti di centrodestra, si è dimostrato molto più vicino al popolo di quanto si potesse pensare.
Quasi quasi sembra un sindaco di sinistra.
Mestre, 18 Giungo 2015, Luigi Brugnaro festeggia la sua elezione a Sindaco di Venezia.






lunedì 8 giugno 2015

Il terribile sospetto

Perchè il governo italiano lascia entrare nel nostro paese migliaia di cittadini extracomunitari che con lo status di "prigioniero politico" o di "rifugiato" non hanno nulla a che vedere ?
Perchè far entrare tutti questi uomini (e anche donne) che cercano lavoro ?


Eppure in Italia non c'è tutto questo bisogno di forza lavoro, nè abbiamo le casse statali sono tanto ricche da poter mantenere migliaia di persone "gratis".
A cosa punta il governo Renzi ?
Potrebbe semplicemente non puntare a nulla e vivere in balia degli eventi, senza avere il coraggio di ribellarsi.
Oppure.. oppure, potrebbe anche cavalcare gli eventi inseguendo un terribile proposito:
aumentando la forza lavoro  in Italia, infatti, diminuiranno gli stipendi, perchè gli immigrati si accontenteranno di prendere molto meno dei lavoratori italiani (LANDINIIIII DOVE SEI ??).

E perchè tutto ciò ?
Semplice, per restare nell'Euro.
Da quando siamo entrati, infatti, in Italia tutto sta andando a rotoli.
Se non si possono aumentare le tasse, quindi, l'unica strada è abbassare gli stipendi.

www.scenarieconomici.it

www.scenarieconomici.it

www.scenarieconomici.it

In pratica, pur di stare nell'Euro, 
si distrugge l'Italia.

No grazie





http://scenarieconomici.it/le-passerate-sulleuroexit-da-formigli-a-piazza-pulita/

Stop-ttip-tg-la7-i-profughi-non-scappano-dalla-guerra-bensi-dallausterity-imposta-dal-fmi-a-favore-delle-multinazionali

giovedì 4 giugno 2015

Titani della musica : quali scegli ?


Metto a confronto due grandi canzoni della musica italiana :

Fiorella Mannoia - Quello che le donne non dicono - 1987 - (Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone)


Mia Marini - Minuetto - 1973 - (Franco Califano e Dario Baldan Bembo)


 
Scegliere è difficile, molto difficile, due capolavori della musica e della poesia.

lunedì 25 maggio 2015

La Democrazia si coltiva e si migliora con il Voto : NON RINUNCIARE


Il 31 Maggio in molti saremo chiamati ad eleggere Sindaci e Presidenti di Regione con i loro consiglieri, anche se i sondaggi continuano incessantemente a dire che molti elettori si asterranno dall'andare a votare.
E' un brutto segno, è un segno di stanchezza, di delusione.
E' un segno che si è persa la speranza di cambiare, di fare meglio, di migliorare il nostro paese.
Votare certamente non è un obbligo, ma già negli anni '70 il grande maestro del giornalismo italiano Indro Montanelli, a modo suo, aveva evidenziato l'importanza di andare a votare, scegliendo il minore dei mali, e all'estremo anche "tappandosi il naso".
Oggi le cose sono diverse.
E soprattutto, quando si possono scegliere le persone.
Questa possibilità che abbiamo è più importante di quello che si possa pensare.
Votare il partito non è sbagliato, ma è una delega in bianco.
Talvolta diventa un salto nel buio.
I partiti oggi hanno pochi ideali e pochissimi valori etici. Tantomeno sul futuro dei giovani e dei nostri figli.
Se ascoltiamo le persone, invece, ci accorgiamo che non sono tutte uguali. Ci accorgiamo che possiamo trovare chi mette al centro il valore dell'uomo e della famiglia naturale. 

Chi mette al centro la comunione e non la competizione. 
Chi mette al centro la solidarietà e non la ricchezza. Chi mette al centro l'economia che gira invece dell'economia ferma dentro le banche.
Certo, votare per il partito è facile, basta metterci una croce sopra e tutto è finito. Quasi in modo per cancellare la nostra responsabilità su quello che succederà dal giorno successivo.
Votare per le persone invece è un impegno, richiede tempi, bisogna cercarle, conoscerle e trovare quelle che condividono i nostri ideali.
E' un impegno, ma è questo l'impegno minimo che ogni cittadino deve prendersi per cambiare.

Votare è un diritto, ma se pensi al futuro dei giovani è un imperativo.
Non lasciare che gli altri decidano per te.
 

Non abbandonare il paese.

Vai a votare.


venerdì 1 maggio 2015

Due consigli facili facili.... per salvare il mondo

Ho trovato casualmente in rete una ricetta di un professore del Politecnico di Tornio, per far uscire il mondo dalla spirale di violenza e di decadenza economica in cui sta precipitando.
Sono due punti facili facili, ma banali, di una semplicità disarmante :
  • Ridistribuire la ricchezza (anziché far crescere le disuguaglianze, inseguendo il mito di una ricchezza globale sempre crescente).
  • Passare dalla competizione alla cooperazione.
Il primo punto significa mettere a freno gli enormi capitali in mano a Banche e Fondi di Investimento, e le grandi cifre che girano nel mercato delle borse e che non creano alcun posto di lavoro.
Significa mettere a freno le multinazionali, che raggruppandosi eliminano concorrenti e diminuiscono le possibilità di farsi la guerra sui prezzi e sulla qualità dei prodotti.

Grandi capitali in mano a pochi, significa che la maggior parte della popolazione mondiale ha meno soldi da scambiarsi; significa che è povera.
Che senso ha che i governi stampino i soldi, se poi questi finiscono nei caveau delle banche ?
Qual'è l'utilità sociale di enormi capitali fermi ?
La risposta è semplice : nessuna.

Il secondo punto significa cambiare il concetto dell'economia della crescita infinita (quello di aumentare i fatturati ogni anno di più, di aumentare il debito pubblico ogni anno di più, di indebitarsi sempre più, ecc).
Significa abolire i brevetti ed il copyright, perchè quando un'invenzione è utile all'umanità, lo deve essere per tutti e non solo per chi può permettersi di pagare le royaltie.
Significa smettere di produrre armi, smettere di depredare i paesi del terzo mondo delle poche materie prime che possiedono, significa smettere di sottopagare i lavoratori dei paesi sottosviluppati.
Significa smettere di volere occidentalizzare tutto il mondo, con una cultura che ha alterato tutto il pianeta, soprattutto causando il boom demografico che è la stessa causa dell'attuale crisi globale.

Sì, perchè la è dalla cultura tecnologica del mondo occidentale che è scaturito il baby-boom, il sovrapopolamento del nostro pianeta e la sparizione di culture secolari.
Siamo noi stessi causa della fame nel mondo e della distruzione di comunità che funzionavano benissimo anche senza la scienza e la tecnica, ma continuiamo a voler esportare questo modello mettendoci le bende negli occhi per non vedere che i danni apportati sono notevolmente maggiori dei vantaggi (in paesi come l'Alaska, tanto per fare un esempio).

I discorsi che si potrebbero fare su questi due punti facili facili sono tanti. Ma per metterli in pratica ci vuole tanto tanto coraggio. Un coraggio che i politici delle democrazie occidentali non hanno mai avuto. E non hanno mai cercato di avere.

domenica 26 aprile 2015

I nuovi schiavi

Europa e Italia hanno bisogno di lavoratori a basso costo da sfruttare e schiavizzare :
ECCOLI PRONTI IN ARRIVO

"Terraingiusta", il dossier che svela lo sfruttamento dietro il made in Italy


Dimenticavo : c'è anche l'approvazione dell'ONU
 

Ban Ki-moon: “Sbagliato colpire i barconi in Libia, aiutiamo i profughi”

Intervistato da La Stampa, il segretario generale delle Nazioni Unite ribadisce: non esiste una soluzione militare
http://www.today.it/rassegna/onu-bombardare-barconi-profughi.html



Approfondimenti

Braccianti stranieri: lavoro grigio e caporali


sabato 25 aprile 2015

Come distruggere il mondo negando le nostre origini

MEMORIA E RICORDO di Ulderico Bernardi

Memoria e Ricordo

La dimenticanza, ammoniva Niccolò Tommaseo, perde i popoli e le nazioni, perché le nazioni altro non sono che memoria. Una riflessione profonda, questa del grande dalmata, che tanto ha dato alla formazione di una coscienza nazionale, proprio perché vissuto a contatto con una cultura diversa dalla sua. Avesse sotto gli occhi l’Italia contemporanea, con la sua fragile identità collettiva, troverebbe triste conferma all’intuizione. Non a caso si celebrano nel nostro Paese due giornate dedicate alla memoria e al ricordo per cercare di scuotere gli animi degli italiani, e di promuovere a nuova consapevolezza del nostro essere nazione. Vale sempre la pena di stimolare le coscienze. Specie dei più giovani, aggrediti da uno dei peggiori mali che affliggano la società odierna: la destoricizzazione. Cioè il distogliere la mente dal passato. Facendo credere che solo il presente ha valore. Che il futuro non ha bisogno di sostenersi sulle spalle delle generazioni precedenti. Un delitto culturale, perché in questo modo si cancella ogni possibilità di cogliere gli infiniti sforzi che uomini e donne d’altri tempi hanno compiuto per farci approdare a una certa condizione di conoscenza e di benessere economico. Un fine dissennato, perché mira a distruggere l’idea stessa dell’Origine. Con una visione che rimuove la visione del Creatore, e il valore della continuità su cui fonda l’amore per l’Altro.
Il Maligno in ogni epoca si è presentato con nomi e volti inediti, ma con l’immutata volontà di seminare tra gli uomini l’odio. Se l’umanità ha un senso, questo sta nella sua diversità. Nei modi con cui ciascun popolo sulla Terra ha cercato di soddisfare le sue necessità primarie applicando l’intelligenza al proprio ambiente. Ne sono nate lingue, architetture, abbigliamenti, cucine, e modi per esprimere il rapporto con il Cielo. Nei millenni, la curiosità di conoscere queste tante forme è stata lo stimolo che ha mosso i passi dei mercanti, degli esploratori, dei missionari, dei navigatori sugli oceani sconosciuti. Il mondo è cresciuto grazie a questo allargamento di conoscenza. Ma l’insidia del male ha accompagnato sempre questi avanzamenti. E ha portato stragi, razzie, schiavitù. Magari camuffandosi da ideologia del progresso.
Di molti orrori si è perso perfino il ricordo. Eppure la memoria del Novecento è qui, ancora prossima a noi. Un secolo di genocidi. In nome dell’uomo nuovo, della razza perfetta, del cittadino emancipato dalle catene della Legge eterna, si è ucciso, si è tentato di distruggere interi popoli, ci si è sparato addosso fra appartenenti a una stessa nazione. Non solo nelle guerre, ma nelle persecuzioni etniche, nelle pratiche di dominio e in tante altre forme. Bisogna ricordare i milioni e milioni di morti della prima e della seconda guerra mondiale, che hanno avuto il tristissimo seguito del genocidio degli Armeni, delle stragi di contadini ucraini morti per fame in nome della collettivizzazione forzata della terra, dei massacri nella guerra civile spagnola, dei gulag nella gelida Siberia, dei lager in ogni luogo occupato da Hitler, dell’Olocausto di Ebrei e Rom, delle foibe carsiche, dell’affogamento in mare e delle deportazioni per Istriani, Giuliani e Dalmati, delle violenze sulle donne tedesche profughe dai Sudeti, degli eccidi post bellici in Emilia, nella Lombardia e nel Veneto per mano partigiana. Solo per ricordare una parte di quanto avvenuto in Europa e nel Vicino Oriente.
L’Italia, in particolare, nella sua recente unità, in solo un secolo e mezzo ha conosciuto almeno quattro esperienze di morte data da italiani ad altri italiani. Nel 1860, con l’uccisione dei soldati delle Due Sicilie, vittime sul campo e negli assedi delle fortezze di Gaeta e Messina, da parte di garibaldini e piemontesi. Nel 1866, a Lissa, in uno scontro navale che ha visto veneti, istriani, triestini, dalmati, sotto bandiera austriaca affondare navi italiane governate da equipaggi liguri, toscani, laziali, napoletani, e viceversa. Nel 1920, a Fiume, soldati nazionali sparare sui legionari di D’Annunzio, a loro volta pronti nel rispondere al fuoco. Negli anni del conflitto soldati e delatori italiani consegnare nelle mani dei nazisti tedeschi donne, uomini e bambini italiani di religione ebraica. E in quelli successivi all’8 settembre 1943, fino alla fine della guerra e oltre, giovani della Repubblica Sociale e giovani resistenti accanirsi gli uni contro gli altri.
Forse, l’avere rifiutato, in nome della retorica nazionalista o dell’ideologia di partito, un’onesta riflessione storica su questi fatti ha reso l’Italia contemporanea scarsamente orgogliosa della sua unità, impoverendo il consenso collettivo piuttosto che irrobustendo la volontà di andare oltre. Meditare e conoscere tutto questo, con l’occasione delle giornate della memoria e del ricordo, dovrebbe avere il significato di prepararsi ad affrontare le tensioni che l’incontro fra tante culture del mondo, conseguenti ai processi di mondializzazione, certamente è destinato a produrre. Per procedere, infine, verso un comune ideale di benessere comunitario, fondato su valori umanitari e perenni.
Ulderico Bernardi


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