mercoledì 25 settembre 2013

Grandi navi - Certe soluzioni danneggiano Venezia e Laguna


In questi ultimi giorni la vicenda delle grandi navi che attraversano il bacino di San Marco ha raggiunto una notorietà tale da arrivare alla ribalta dei notiziari nazionali, ma purtroppo non abbiamo ancora capito quale strada vogliano prendere le istituzioni per dare una soluzione al problema.



Leggiamo infatti di soluzioni piuttosto semplici ed ovvie, come quelle di far transitare le navi attraverso percorsi alternativi, ad altre molto più complesse e costose, come la costruzione di un nuovo terminal a Portomarghera o addirittura in mare aperto.
Dal mio punto di vista, sia per l'urgenza del problema, sia per la difficile situazione delle casse dello Stato, non vedo come siano perseguibili soluzioni che richiedano tempi lunghissimi e soprattutto che necessitino ingenti risorse economiche.
Inoltre mi sembra altrettanto evidente che siano state proposte delle grandi opere, o forse sarebbe meglio chiamarle "cattedrali nel deserto", che lascerebbero ai posteri enormi costi gestionali.
Per ciascuna nave da crociera, infatti, ci sono da spostare  dai 2000 ai 3000 passeggeri, per i quali qualunque soluzione fuori Venezia necessiterebbe di un sistema di trasporto ex-novo su acqua o su gomma.
Ad esempio optando per Portomarghera si avrebbero decine di autobus a fare ininterrottamente la spola tra Marghera e Venezia, con una pesante incidenza nel traffico in terraferma e sul ponte della libertà, e con il conseguente inquinamento atmosferico.

 
Se invece si opta per la piattaforma in mare, sarebbero necessari decine di lancioni granturismo per coprire giorno e notte il tragitto nave-Venezia e viceversa, con tutte le conseguenze che si avrebbero sul moto ondoso.
In due parole si tratta quindi di soluzioni che dal punto di vista ambientale comportano più danni che vantaggi.
Spero quindi che quando verranno esaminate le possibili soluzioni, la lungimiranza ed il buonsenso prevalgano su tutte le altre logiche, perché prima o poi qualcuno ne dovrà pagare il conto.



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domenica 15 settembre 2013

Il valore del sacrificio

Non sono poche le persone che in questi giorni contestano il valore del digiuno, atto che era stato richiesto da Papa Francesco in aggiunta alle preghiere per scongiurare la guerra in Siria.
Non c'è dubbio che nell'ottica materialista della vita moderna, dove il valore più
pubblicizzato è quello dell'egoismo, né il digiuno né qualunque altro tipo di sacrificio o di
rinuncia personale  abbia alcun senso.
Ma le cose forse non stanno proprio così, come il fatto che Dio non si veda non è
la prova che egli non esista.
La scienza infatti non ci ha ancora spiegato come sia possibile che dal disordine cosmico,
dal caos del Big-Bang e dal cosiddetto "brodo primordiale" si possa formare la vita senza
l'intervento di un "direttore d'orchestra" dotato di intelligenza e consapevolezza.
In quest'ottica tutto cambia ed il digiuno assume un valore completamente diverso,  perché
il direttore d'orchestra, viste le richieste (preghiere) ed i sacrifici (rinunce) dei suoi orchestrali,
potrebbe anche decidere di cambiare il corso della storia.
Questo non significa necessariamente che cesseranno le guerre e che spariranno i dittatori,
ma semplicemente che la storia prenderebbe una piega migliore di quella che prenderebbe
senza il suo intervento.




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